Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Israele riprende la caccia a Sinwar (ed oggi è stato ritrovato il suo corpo) Cronaca di Amedeo Ardenza
Testata: Libero Data: 18 maggio 2025 Pagina: 5 Autore: Amedeo Ardenza Titolo: «Hamas torna a Doha per trattare. Israele riprende la caccia a Sinwar»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 18/05/2025, a pag. 5, con il titolo "Hamas torna a Doha per trattare. Israele riprende la caccia a Sinwar", la cronaca di Amedeo Ardenza.
Mohammed Sinwar, fratello di Yahya, era il capo di Hamas da quando è morto il suo parente e predecessore. Israele aveva ripreso a dargli la caccia a Gaza, mentre il gruppo terrorista tenta di prendere ancora un po' di tempo fingendo di intavolare nuovi negoziati in Qatar. Il corpo del capo terrorista è stato ritrovato oggi. Hamas deve cercarsi un nuovo capo.
Cresce la pressione in Medioriente. Quella militare esercitata da Israele su Gaza come quella diplomatica da parte dell’Occidente nei confronti dello Stato ebraico. Durante le operazioni nel nord di Gaza, le Israel Defense Force (Idf) hanno annunciato sabato di aver «eliminato decine di terroristi e distrutto numerose infrastrutture terroristiche». I fanti della 252ma divisione hanno cooperato con l’unità Yahalam per distruggere un tunnel di due chilometri scavato da Hamas nel sottosuolo della Striscia. Qua le Idf hanno anche rinvenuto diverse mine, esplosivi, razzi, lanciarazzi, e granate. Secondo il Jerusalem Post, i funzionari dell’intelligence israeliana stanno anche monitorando da vicino l’attività intorno all’ospedale europeo di Khan Yunis per determinare se il leader di Hamas nella Striscia di Gaza, Mohammad Sinwar, sia stato ucciso. «Non ci fermeremo fino a quando non libereremo gli ostaggi e smantelleremo il governo del terrore di Hamas», ha affermato in portavoce arabo delle Idf, il colonnello Avichay Adraee, confermando l’intensificarsi delle operazioni militari. Allo stesso tempo le forze armate stanno operando in diverse aree di Gaza per stabilire zone di rifugio e centri di aiuto umanitario per la distribuzione di pacchi alimentari alle famiglie palestinesi.
Il ministro della Difesa Israel Katz ha affermato che «la delegazione di Hamas a Doha ha annunciato il suo ritorno ai negoziati per un accordo sugli ostaggi». Secondo il ministro, il cambio di linea da parte del gruppo del terrore è proprio da attribuirsi al lancio dell’operazione Carri di Gedeone a Gaza. Una conferma alle parole di Katz è giunta dal portale qatariota al-Araby al-Jadeed che, citando «una fonte alto livello di Hamas», spiega come i negoziatori nella capitale del Qatar stiano lavorando a un accordo per una tregua di due mesi. Durante questo periodo si terrebbero colloqui sulla fine della guerra. Secondo la fonte, ci sarà anche un coinvolgimento americano a garanzia che l’accordo sarà attuato. Nelle stesse ore un funzionario israeliano ha confermato al Canale 12 dello stato ebraico che i colloqui a Doha sono «seri», ma che «Hamas deve capire che devono accettare il quadro di Steve Witkoff e, in caso contrario, una nuova offensiva di terra inizierà presto» a Gaza. Il riferimento israeliano è al piano dello scorso marzo dell’inviato speciale americano per un cessate il fuoco temporaneo di circa 40 giorni in cambio del rilascio di circa la metà dei restanti ostaggi viventi. Una prospettiva a tappe che non dispiace a Israele ma che Hamas rifiuta. Messo a dura prova dall’invasione israeliana che ha tagliato Gaza in settori che non comunicano più fra loro, il gruppo terrorista punta piuttosto alla fine definitiva delle ostilità e al ritiro delle truppe israeliane dalla Striscia.
La rinnovata pressione delle Idf contro Hamas sta provocando reazioni a catena.
«Non vorremmo più vedere soffrire la popolazione palestinese. Basta attacchi, arriviamo a un cessate il fuoco», ha dichiarato ieri il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani, «liberiamo gli ostaggi, ma lasciamo in pace un popolo che è stato vittima di Hamas, che ha dato vita a questa guerra». Da Berlino il ministero degli Esteri tedesco ha espresso «profonda preoccupazione» per la situazione a Gaza, dove «un'intensificazione dell’offensiva israeliana potrebbe mettere in pericolo la vita degli ostaggi, tra i quali ci sono alcuni cittadini tedeschi. Un'ampia offensiva militare», conclude la nota, «rischia di aggravare ulteriormente la catastrofica situazione umanitaria della popolazione». Molto più dura, come da tradizione, la Spagna. Parlando da Bagdad, il capo del governo, Pedro Sanchez, ha annunciato che chiederà alla Corte internazionale di giustizia di chiarire se il blocco israeliano della Striscia di Gaza sia conforme al diritto internazionale. Occorre «raddoppiare la pressione su Israele», ha aggiunto, perché la Palestina sta sanguinando». Identica la posizione della Lega araba nella dichiarazione finale congiunta al termine del vertice nella capitale irachena.
Per inviare a Libero la propria opinione, telefonare: 02/99966200, oppure cliccare sulla e-mail sottostante