Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Il giudice anti-Israele da procuratore a imputato Cronaca di Maurizio Stefanini
Testata: Libero Data: 17 maggio 2025 Pagina: 5 Autore: Maurizio Stefanini Titolo: «Inchiesta sugli abusi sessuali: il giudice anti-Israele in congedo»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 17/05/2025, a pag. 5, con il titolo "Inchiesta sugli abusi sessuali: il giudice anti-Israele in congedo" la cronaca di Maurizio Stefanini.
Maurizio Stefanini
Dalle stelle alle stalle. Il procuratore della Corte Penale Internazionale, Karim Khan, lo stesso che ha chiesto il mandato di cattura per Netanyahu, adesso è a sua volta accusato di abusi sessuali. Attualmente si trova in congedo, in attesa della conclusione del procedimento a suo carico.
«Il procuratore ha annunciato la sua decisione di prendersi un congedo in attesa della conclusione del procedimento». Così l’ufficio di Karim Khan, procuratore della Corte Penale Internazionale, ha comunicato la decisione di autosospensione, mentre gli inquirenti dell’Office of Internal Oversight Services, l’organismo di controllo interno delle Nazioni Unite, indagano su diverse notizie di stampa riguardanti accuse di comportamenti sessuali inappropriati.
Nato a Edimburgo nel 1970 da padre pakistano appartenente alla comunità islamica minoritaria degli Ahmadi e madre inglese, laurea in giurisprudenza e dottorato a Oxford, Karim Ahmad Khan ha lavorato nei procedimenti avviati dai tribunali speciali istituiti per fare luce sui crimini commessi in Ruanda, Cambogia, ex Jugoslavia e Sierra Leone.
Nel 2018 il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres lo ha nominato a capo di una commissione investigativa con il compito di accertare eventuali violazioni dei diritti umani commesse dall’Isis durante l'occupazione dell’Iraq, e il 12 febbraio 2021 è stato eletto procuratore capo della Cpi.
Nel 2022 aveva avviato un'indagine per verificare se fossero stati commessi crimini rientranti nella giurisdizione del tribunale durante l'invasione russa dell’Ucraina, da cui l’emissione di mandati di arresto nei confronti di Vladimir Putin e della commissaria russa per la tutela dei minori Maria Alekseyevna Lvova-Belova - per deportazione e trasferimento illegale di minorenni ucraini in Russia. Nello stesso anno ha fatto partire anche un’indagine nei confronti dei trafficanti di migranti in Libia, e il 20 maggio 2024 ha chiesto formalmente alla camera preliminare del tribunale di emettere mandati di arresto per entrambe le parti coinvolte nella guerra di Gaza: due esponenti del governo israeliano, il primo ministro Benjamin Netanyahu e il ministro della Difesa Yoav Gallant; e tre capi di Hamas, Yahya Sinwar, Mohammed Deif e Ismail Haniyeh.
Da ultimo si era scontrato anche con il governo italiano, contro cui il 21 febbraio aveva richiesto alla Camera preliminare della Corte di emettere una formale decisione di inadempimento del suo dovere di cooperazione con la Cpi, in relazione al mancato arresto del ricercato Osama Almasri Njeem: alto ufficiale libico accusato di crimini di guerra e contro l’umanità, che era stato arrestato il 20 gennaio appunto su mandato della Cpi a Torino dove si era recato per seguire la Juventus, ma era stato poi subito liberato. Giusto giovedì, su questo fronte Khan era sembrato ottenere un risultato, con la decisione della Libia di riconoscere l’autorità della Cpi. Subito, dunque, era arrivata al governo di Tripoli la richiesta di arrestare Almasri.
A ruota, però, sono venuti anche al pettine i nodi su una vicenda per cui pure Khan è indagato dallo scorso novembre. Durante l’assenza del procuratore, il suo ruolo e i suoi compiti saranno temporaneamente svolti dai due vice procuratori capo, il senegalese Mame Mandiaye Niang e il figiano Nazhat Shameem Khan. Non è chiaro quando l’indagine terminerà, né quale sarà l'esito e cosa significherà.
In concreto, Khan è accusato di avere palpeggiato contro la sua volontà una collaboratrice, tentando per oltre un anno di costringerla a una relazione sessuale. La donna ha inoltre raccontato di avere subito pressioni da Khan affinché ritirasse le accuse. L’anno scorso, un’inchiesta dell’Associated Press ha scoperto che due dipendenti del tribunale a cui la presunta vittima si era confidata avevano presentato la denuncia a maggio. Ciò è avvenuto appena poche settimane prima che Khan richiedesse i mandati di arresto su Gaza, e nel respingere l’accusa lui ha parlato di una campagna di disinformazione legata alle sue inchieste.
Ma l'organo di controllo indipendente del tribunale aveva riferito di aver interrogato la donna e di aver concluso le indagini dopo cinque giorni, quando la donna ha deciso di non presentare una denuncia formale. Khan non venne dunque interrogato, ma fu sollecitato a ridurre al minimo i contatti con la donna. A febbraio Trump gli ha imposto poi sanzioni che stanno ostacolando lo svolgimento di una vasta gamma di indagini in corso presso la corte.
Khan ha un fratello di tre anni più giovane che il 12 dicembre 2018 divenne deputato conservatore alla Camera dei Comuni, ma il 3 maggio 2022 fu costretto a dimettersi dopo essere stato giudicato colpevole di violenza sessuale a un quindicenne, avvenuta 14 anni prima.
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