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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Il Foglio Rassegna Stampa
17.05.2025 Torino: qui gli ebrei non parlano
Commento di Luca Roberto

Testata: Il Foglio
Data: 17 maggio 2025
Pagina: 1
Autore: Luca Roberto
Titolo: «Qui gli ebrei non parlano»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 17/05/2025, a pag. 1/2, il commento di Luca Roberto dal titolo "Qui gli ebrei non parlano".

Luca Roberto
Università di Torino culla di intolleranza: per noi ebrei è complicato  studiare” - La Stampa
Spizzichino (UGEI): “A Torino è stata superata una linea rossa. Contro di noi violenza fisica”, prosegue dicendo
“All’Università di Torino siamo stati vittime di sputi, schiaffi e aggressioni. È ora che i rettori intervengano.”
La realtà che molti fingono di non vedere è che, oggi, in Italia, gli ebrei non sono più al sicuro. Le istituzioni devono agire prima che sia troppo tardi

“A Torino abbiamo vissuto il momento più basso nelle università italiane. In un anno e mezzo siamo passatidalle intimidazioni alla violenza fisica. Si è superata una linea rossa”. Il presidente dell’Unione dei giovani ebrei d’Italia (Ugei) Luca Spizzichino giovedì era al CampusEinaudi per partecipare a un evento sul Manifesto per il diritto allo studio. L’appuntamento però si è trasformato in un’aggressione a suon di “fuori i sionisti dall’università”. “Mi hanno strappato la spilletta per gli ostaggi, hanno cercato di farmi cadere. Io ho mantenuto la calma, ma è assurdo che non si riesca a porre argine a questa deriva aberrante”.

Nelle stesse ore in cui manifestanti pro Palestina cercavano di fare irruzione al Salone del libro, dall’altra parte di Torino a un gruppo di studenti apartitici veniva impedito di parlare di “diritto allo studio”. Pietro Balzano, studente della Statale di Milano e autore del Manifesto che quel diritto lo rivendica, al Foglio racconta l’aggressione subita. “Mi hanno strappato la camicia, mi hanno sputato addosso. Credo che quello che sia successo sia la conseguenza di quello cui abbiamo assistito nel giro dell’ultimo anno e mezzo. I violenti sanno di non essere puniti e alzano sempre di più la posta. Bastava davvero poco perché la situazione diventasse ancor più grave”. Già lo scorso marzo agli organizzatori dell’evento era stato impedito di tenerlo all’interno del Campus Einaudi dell’Università di Torino. “Siamo passati dalle intimidazioni alla cancellazione, fino al terzo step che è stata l’aggressione fisica. Mi chiedo: qual è la prossima tappa?”, dice ancora Balzano.

La premeditazione dell’attacco, raccontano i due testimoni,la si evince anche dal fatto che all’ora in cui avrebbe dovuto prendere il via l’evento, l’aula assegnata dall’Università era già stata occupata dai collettivi. Per dipiù i vertici universitari hanno negato alla Digos l’ingresso nelle aule, “anche se un intervento delle forze dell’ordineper cercare di calmare le acque c’è stato ed è stato tempestivo”, spiega ancora Spizzichino. Da presidente dell’Ugei in questo anno e mezzo ha osservato l’evolversidella situazione negli atenei, “ma mai mi sarei immaginato di vedere le immagini che ho visto a Torino”, confessa conun certo sconforto. “Sono scene che per lo più abbiamovisto nei campus americani, in Francia, in Germania, nel Regno Unito. Eppure oramai pure da noi, anche perché queste derive non vengono affrontate come si deve, è stata completamente sdoganata la violenza fisica. Ora però chiediamo una reazione forte da parte delle università contro queste derive estremiste e antisemite. A partire dall’adozione della definizione di antisemitismo stabilita dall’Ihra. Ogni silenzio di troppo è una forma di complicità”. Non risulta che il rettore dell’Università di Torino Stefano Geuna abbia condannato quanto accaduto al Campus Einaudi. Eppure, come spiega ancora al Foglio il presidente dell’Ugei, “non abbiamo alcuna intenzione di indietreggiare. Alla violenza, agli schiaffi, rispondiamo con la calma della parola. Perché per noi è troppo importante contrastare queste derive fasciste con la compostezza e il rispetto dei valori democratici. Gli studenti ebrei continueranno a rivendicare il diritto di poter parlare, contro chi vorrebbe imporre metodi antidemocratici”. Anche Balzano, dal canto suo, nonostante lo choc per l’aggressione subita sta già stilando la lista delle prossime presentazioni del Manifesto. “I nostri eventi sono una specie di crash test sullo stato della democrazia italiana. A ora questi test li abbiamo falliti, visto che quanto successo a Torino non è degno di un paese civile come l’Italia. Ma non ci faremo spaventare e non ci fermeremo”. Anche la camicia strappata dai pro Pal lo studente della Statale se la terrà a mo’ di monito. “Spesso mi chiedono che c’entra il diritto allo studio con l’antisemitismo. Ma quello che abbiamo vissuto dimostra proprio che quando prevale l’odio, il diritto allo studio scompare”.

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lettere@ilfoglio.it

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