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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Libero Rassegna Stampa
16.05.2025 L’ultima del movimento Lgbt: sfilata con gli omofobi Pro-Pal, mentre Hamas perseguita i gay
Commento di Tommaso Montesano

Testata: Libero
Data: 16 maggio 2025
Pagina: 13
Autore: Tommaso Montesano
Titolo: «Hamas è contro i gay. Ma il Pride bolognese sfila coi Pro Pal»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 16/05/2025, a pag. 13, con il titolo "Hamas è contro i gay Ma il Pride bolognese sfila coi “Pro Pal”", la cronaca di Tommaso Montesano.


Tommaso Montesano

Sempre il solito cortocircuito. Hamas odia gli omosessuali, ma nel gay pride sono ben accetti i tifosi di Hamas, i pro-Pal che tutte le volte portano le loro bandiere assieme a quelle Lgbt.

E dire che ai militanti di “Rivolta Pride” sarebbe bastata una ricerca facile facile sul web. Sul portale gay.it, ad esempio, è riportata la classifica in base all’Equal dex, ovvero il rispetto dei diritti della comunità Lgbtiq nei vari Paesi del mondo. Ebbene, la “Palestina” nel suo complesso (Cisgiordania e Striscia di Gaza) occupa il 190esimo posto su 197. Nelle porzione di territorio sotto il controllo di Hamas fino alle stragi del 7 ottobre 2023, ricorda gay.it, «sono stati segnalati casi di persecuzioni, violenze e persino omicidi di persone sospettate di essere omosessuali e/o persone con identità di genere non conforme». Hamas, del resto, «ha imposto una rigorosa applicazione della legge islamica, che condanna l’omosessualità, rendendo estremamente pericolosa la vita per le persone Lgbtiq».

CORTOCIRCUITO

Tutto ciò non impedirà, domani pomeriggio, agli organizzatori del Pride di Bologna di marciare insieme ai Giovani palestinesi nel «corteo contro l’omolesbobitransfobia», che dopo essere partito da piazza Carducci, alle 15,30, nei pressi della Prefettura si unirà alla marcia «in solidarietà e complicità con la resistenza e il popolo palestinese» che invece prenderà il via da piazza dell’Unità mezz’ora più tardi. A guidarlo, i Pro Pal «a 77 anni dalla Nabka» - letteralmente la “catastrofe” a causa della quale, alla fine della prima guerra arabo-israeliana, i palestinesi lasciarono le terre - e adesso schierati «contro il genocidio in corso a Gaza». I cortei, poi, confluiranno in piazza Maggiore.
In realtà, il Pride è programmato per il 28 giugno, ma gli organizzatori hanno deciso di anticipare i tempi sfruttando la coincidenza della Giornata internazionale contro l’omobilesbotransfobia, nota in tutto il mondo come Idahobit (ovvero International day against homophobia, transphobia and biphobia, che si celebra domani, appunto).
«Non è sufficiente aspettare il Pride, per noi è essenziale scendere in piazza per rispondere al clima crescente di violenza, acuito dalla crisi abitativa, che si registra anche nella città più progressista d’Italia», ha spiegato Salvio, uno dei leader di Rivolta Pride.
La piattaforma della mobilitazione, al solito, è ricchissima: sarà una manifestazione «transfemminista, antifascista e antirazzista». Obiettivi: «Depatologizzare le identità trans, rifiutare il riarmo europeo e il decreto sicurezza, sostenere la liberazione e la resistenza del popolo palestinese in lotta». E pazienza se in Palestina solo il 4% della popolazione percepisce l’area «come posto sicuro per gay e lesbiche».

LA PIATTAFORMA

L’emblema di questa contraddizione sono i “Queers for Palestine Bologna”, che parteciperanno a entrambi i cortei: quello «transfemminista lanciato da Rivolta Pride, contro ogni forma di omo-lesbo-bi-transfobia»; e quello dei Pro Pal «per ricordare la catastrofe fondativa della pulizia etnica e dell’occupazione coloniale» contro il popolo palestinese. Eppure, informa ancora gay.it, «molti palestinesi gay, lesbiche, bisessuali e transgender hanno cercato rifugio, sia in modo legale sia clandestino, nei principali centri urbani israeliani, come Tel Aviv, in cerca di una società più tollerante nei loro confronti».
Tutto inutile. «Israele strumentalizza le persone Lgbtiq per legittimare l’esproprio del territorio palestinese», dicono gli organizzatori. Già che ci siamo, poi, ecco il richiamo ai referendum sul lavoro dell’8 e 9 giugno. Motivazione: le persone Lgbtiq sono «più esposte a licenziamenti coatti».

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