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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Libero Rassegna Stampa
16.05.2025 Uccisa un’israeliana incinta, Hamas esulta
Cronaca di David Zebuloni

Testata: Libero
Data: 16 maggio 2025
Pagina: 10
Autore: David Zebuloni
Titolo: «Uccisa un’israeliana incinta. Hamas esulta: «Eroico assassinio»»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 16/05/2025, a pag. 10 con il titolo "Uccisa un’israeliana incinta. Hamas esulta: «Eroico assassinio»" il commento di David Zebuloni.

Inseguire il sogno di Israele, tra realtà e illusioni | Kolòt-Voci
David Zebuloni

Tazahala Gaz, stava correndo all'ospedale per dare alla luce il suo bambino, ma ha trovato la morte. Un terrorista palestinese l'ha assassinata, sparando alla sua macchina. Hamas rivendica l'attentato e festeggia.

«Non possiamo decidere di non provare dolore, ma possiamo decidere come affrontare il dolore», aveva recentemente scritto Tzahala Gaz, 33 anni, sul suo profilo Instagram. Lei, psicologa di professione, era solita condividere con i suoi pazienti alcune riflessioni circa il dolore, la sofferenza, la paura, ma anche la speranza, la forza, la tenacia. Frasi importanti che oggi fungono da testamento virtuale.
La sera del 14 maggio, alle ore 22:01, Tzahala è stata assassinata da un terrorista palestinese nell’autostrada 446 che collega la Samaria al centro d’Israele. La giovane donna era in macchina insieme con il marito Hananel, diretta in ospedale. Doveva essere uno dei giorni più felici della loro vita: Tzahala era al nono mese di gravidanza, le si erano appena rotte le acque e stava andando a partorire il suo quarto figlio. Poi, la tragedia. Un terrorista ha aperto il fuoco contro il loro veicolo. Hananel, rimasto gravemente ferito, ha eroicamente soccorso la moglie fino all’ospedale. «Si muoveva a fatica, ma continuava a premere con forza l’emorragia di Tzahala», ha raccontato Elia Carmi, il primo ad aver prestato soccorso alla coppia, alle 22:03. «Ho visto la macchina distrutta sul ciglio della strada e ho capito subito che si trattava di un attacco terroristico. Ho chiesto a Hananel se vi fossero dei bambini in macchina, e lui mi ha risposto che c’era un bambino nella pancia di sua moglie. In quel momento ho realizzato che la vittima era incinta.
Non credevo ai miei occhi, è stato orribile». All’arrivo delle ambulanze del Magen David Adom, i soccorritori hanno immediatamente allertato la sala parto dell’ospedale Beilinson del coinvolgimento di una madre partoriente nell’attentato.
L’équipe medica dell’ospedale ha operato d’urgenza Tzahala nel tentativo di salvarle la vita. E di salvare la vita del feto. Troppo tardi. La giovane psicologa non ce l’ha fatta.
Durante la notte i medici hanno dichiarato il suo decesso, ma anche il miracoloso salvataggio del neonato, seppur in condizioni ancora gravi e precarie. Se il piccolo Gaz sopravvivrà, crescerà insieme con altri tre fratelli orfani di quella mamma uscita di casa una calda sera di maggio e mai più tornata. Al suo funerale, avvenuto ieri sui colli di Gerusalemme, hanno partecipato migliaia di israeliani dal cuore infranto.
Al di là del confine, invece, i terroristi festeggiavano la riuscita dell’attentato.
Il portavoce di Hamas, infatti, ha presto pubblicato un comunicato nel quale si congratulava per l’assassino della donna innocente, definendolo un atto «eroico».
Un termine che i tagliagola islamici sono soliti utilizzare nei confronti dei fanatici che uccidono in nome di Allah. «Sono profondamente turbato per quanto avvenuto questa notte», ha commentato il premier israeliano Benjamin Netanyahu. «Io e mia moglie Sara rivolgiamo le nostre più sentite condoglianze alla famiglia Gaz, e preghiamo per la pronta guarigione di Hananel». Anche Benny Gantz, ex ministro della Difesa e attuale membro dell’opposizione nella Knesset, ha commentato la tragedia. «Solo mostri in forma umana possono aprire il fuoco contro una donna in avanzato stato di gravidanza», ha scritto sul suo profilo X. «Questo è il volto del male con cui ci confrontiamo. Contro questo terrorismo assassino dobbiamo agire con forza e determinazione, ovunque e in ogni momento». L’attentato in questione è particolarmente tragico, ma non sporadico.
Certo non singolare. L’uccisone di Tzahala si inserisce in un contesto ben più ampio e assolutamente inedito per il lettore italiano, ancora convinto che la guerra si combatta esclusivamente a Gaza e che a morire in questo conflitto, voluto peraltro da Hamas, siano sempre e solo i palestinesi. Gli attentati in Israele, infatti, sono quasi all’ordine del giorno.
I cittadini di Tel Aviv, di Gerusalemme, di Haifa, di Natanya, di Beer Sheva, vivono perennemente allerta, pronti al suono della sirena che indica il lancio di un missile yemenita o alla minaccia di una pallottola sparata da un palestinese fanatico pronto a morire pur di uccidere un ebreo. La tragedia di Tzahala è forse la sintesi del dramma israeliano così poco compreso nel mondo: una donna innocente è uscita di casa per dare la vita, ma ha incontrato la morte.

 

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