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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Informazione Corretta Rassegna Stampa
15.05.2025 Un tram per la vita di Tea Ranno
Recensione di Giorgia Greco

Testata: Informazione Corretta
Data: 15 maggio 2025
Pagina: 1
Autore: Giorgia Greco
Titolo: «Un tram per la vita di Tea Ranno»

Un tram per la vita                  Tea Ranno

Bur                                          euro 10,50

“La mia storia l’ho raccontata per più di settant’anni, ma solo negli ultimi tempi è diventata importante; molta gente, ormai, per strada mi riconosce e mi chiama “il bambino del tram”. Io, però, non sono mai stato un bambino, perché a quel tempo c’era la miseria nera e ognuno doveva sbrigarsi a crescere per dare aiuto alla famiglia: non sono stato mai un bambino, ma non sarò mai vecchio, perché, nel mio cuore, il tempo s’è come fermato”.

Sono parole commoventi quelle che Emanuele Di Porto, scampato da bambino al rastrellamento del ghetto di Roma del 1943, rivolge al lettore nella pagina di presentazione del libro “Un tram per la vita” prima di affidare alla scrittrice Tea Ranno il compito di raccontare l’incredibile storia di uno degli ultimi testimoni di quei giorni terribili.

Emanuele appartiene a una numerosa famiglia ebrea che vive nel cuore del ghetto in un’abitazione insieme a zii e cugini. Il 16 ottobre 1943 le SS invadono il ghetto ebraico di Roma, si spostano minacciose fra le vie del portico d’Ottavia, trascinano fuori dalle loro case donne, bambini, uomini sia giovani che anziani e alla fine portano via 1024 persone. Fra queste c’è la madre di Emanuele che era uscita per avvertire il marito, fuori per lavoro, di non tornare ma finisce per essere catturata dai nazisti. Emanuele che vede tutto dalla finestra si precipita in strada per salvarla ma viene catturato anche lui e gettato su un camion. A questo punto la madre al grido di “Resciùd” (Scappa!) lo allontana buttandolo fuori dal camion. Ricordando questo fatto Emanuele capisce che la mamma lo ha messo al mondo due volte: quando lo ha fatto nascere e quando lo ha salvato dalla deportazione. Perché il ragazzino sfuggito ai nazisti trova riparo in un tram dopo essersi allontanato dal ghetto percorrendo strade buie sotto la pioggia e con la paura di essere catturato. Al bigliettaio confida di essere ebreo, in fuga dai nazisti, e per tre giorni lui e gli autisti che si susseguono, rischiando la vita, lo nascondono, lo nutrono e gli consentono di dormire sui sedili del tram. In mezzo a tanta tragedia c’è ancora un’umanità che non si volta dall’altra parte e agisce ascoltando la propria coscienza. “Se qualcuno può fare qualcosa la deve fare” – dice il bigliettaio ad alcuni passeggeri che discutono sulle responsabilità della Chiesa dinanzi ai soprusi perpetrati dai nazisti.

In quei tre giorni Emanuele ascolta i discorsi di fascisti arroganti, di uomini e donne che esprimono il loro malcontento nei confronti del governo di Mussolini, e anche di una giovane donna coraggiosa che non accetta di restare in silenzio, di essere connivente con un potere iniquo e davanti a un uomo che si professa cattolico e la invita a tacere e a non occuparsi di questioni di politica, gli urla: “Chi è il prossimo tuo? Tutti tranne gli ebrei? Tutti tranne gli omosessuali? O gli zingari? O i neri?”

Alla fine, il ragazzino incontra sul tram un amico che lo riporta a casa dove ritrova i fratelli, la sorella Betta che ha preso il posto della madre nell’accudimento della famiglia e il padre devastato dalla perdita della moglie. Emanuele che nonostante i 12 anni si sente capo famiglia capisce che il tempo dei giochi è finito e con un carretto preso in affitto ricomincia a contribuire al sostentamento della famiglia vendendo stracci e cartoline nelle zone lussuose di Roma. Sono tanti gli incontri e gli episodi di vita vissuta che si raccontano in questo libro scritto in prima persona e attraverso un linguaggio inframezzato da frasi e modi dire in romanesco che rendono più realistica la storia ritroviamo il clima che si respirava negli anni della Seconda Guerra Mondiale, riviviamo l’orrore del bombardamento nel quartiere di San Lorenzo, la povertà, la fame che affligge le famiglie, la paura degli ebrei braccati in tutta la città e a volte denunciati ai tedeschi per poche lire dai loro stessi amici. Non manca il racconto dei primi turbamenti amorosi di Emanuele che dinanzi al sorriso della giovane Ruth ritrova la gioia di vivere e la fiducia nel futuro.

Nel libro l’autrice si sofferma anche sui silenzi di Pio XII, sugli eventi storici accaduti dopo l’8 settembre 1943: l’inganno dei cinquanta chili d’oro richiesti agli ebrei per aver salva la vita, l’attentato di via Rasella, la strage delle fosse Ardeatine, l’assalto al forno Tesei con le dieci madri fucilate dai nazisti sul ponte dell’Industria solo perché erano andate a cercare del pane e della farina per sfamare i figli.

Il risultato è un libro emozionante e commovente rivolto probabilmente ai ragazzi ma che tutti dovrebbero leggere perché queste sono le ultime voci di chi ha visto quell’orrore e può ancora testimoniarlo.

“In mezzo a tanti treni piombati che portavano gli ebrei alla morte, c’è stato un treno che ha portato un ragazzino di dodici anni alla vita”.

Il libro “Un tram per la vita” nasce da un singolare percorso di Tea Ranno, scrittrice pluripremiata, che da un’esperienza di ascolto decide di mettere su carta l’incredibile storia di Emanuele Di Porto affinchè il passato possa tornare alla luce e raggiungere anche i più giovani che potrebbero correre il rischio di dimenticare o sottovalutare le tragedie del passato.

“Nun fa ‘na tragedia” si è raccomandato Emanuele ormai ultranovantenne alla scrittrice prima che lei si accingesse a scrivere la sua storia, in parte romanzata. Quel bambino che ha vissuto un’immane tragedia nel 1943 perdendo la madre nelle camere a gas di Auschwitz ma che ha sempre voluto vedere il lato positivo della vita è diventato “un uomo forte – spiega Ranno in un’intervista – capace di trovare sempre una soluzione a ogni problema, determinato a non lasciarsi abbattere, a cogliere di ogni giorno, il senso e il valore”.

Un grande esempio per tutti!

Per chi volesse approfondire gli eventi della retata nazista nel Ghetto di Roma si consiglia la lettura di quello che è stato definito “la prima memoria scritta della Shoah italiana “16 ottobre 1943” di Giacomo Debenedetti (La nave di Teseo, 2021). Un racconto che ricostruisce la «banalità del male» di uno dei momenti più neri della storia d'Italia, un testo esemplare tra letteratura e impegno civile che colpì le coscienze del tempo e che resta ancora oggi di ispirazione, per non dimenticare quello che è stato.


Giorgia Greco


takinut3@gmail.com

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