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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Libero Rassegna Stampa
15.05.2025 A Zelensky il 74% di fiducia in patria
Commento di Andrea Morigi

Testata: Libero
Data: 15 maggio 2025
Pagina: 10
Autore: Andrea Morigi
Titolo: «Tutto il mondo tifa peril cessate il fuoco. E Zelensky vola al 74% di fiducia in patria»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 15/05/2025, a pag. 10 con il titolo "Tutto il mondo tifa per il cessate il fuoco. E Zelensky vola al 74% di fiducia in patria", l'analisi di Andrea Morigi.

Princìpi non negoziabili» e Destra -
Andrea Morigi

I russi non vogliono trattare con Zelensky e alla presidenza dell'Ucraina, accetterebbero solo un fantoccio di Putin. Ma Zelensky ha recuperato il rapporto con gli Usa, ha rinsaldato quello con gli europei e ha un consenso di due terzi dell'elettorato in patria. Non sarà facile spodestarlo.

Al Cremlino lo vorrebbero sostituire con un fantoccio filo-russo, dicono che non può sedersi al tavolo delle trattative di pace perché glielo impedirebbe la legge, non lo ritengono un interlocutore legittimato dal voto popolare in quanto non ha convocato le elezioni sebbene il suo mandato sia scaduto, lo dipingono come un tossicomane, ma il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha recuperato il rapporto con la Casa Bianca, ha mantenuto l’amicizia con l’Europa, rinsaldato i legami con la Nato, nutre speranze sull’azione diplomatica del nuovo pontificato. Il segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, ai margini di una conferenza alla Gregoriana dedicata all’Ucraina, senza sbilanciarsi, ha rinnovato l’offerta di una mediazione della Santa Sede: «Noi rimaniamo sempre disponibili ad offrire anche uno spazio di buoni uffici, di facilitazione dell'incontro. Non vogliamo interferire su alcune iniziative che sono in corso». Quanto all’approccio che potrebbe avere Papa Leone XIV nel rapporto con Russia e Ucraina, Parolin ha osservato che «rinnoverà, come ha già fatto più volte, l’appello per la fine della guerra». Ma sull’eventualità di un viaggio di Papa Prevost in Ucraina, Parolin frena: «C’è stato l’invito di Zelensky ma è prematuro parlare di un viaggio. Adesso il Papa valuterà che fare, credo che neanche lui ora dica si o no».
Si è sensibilizzato perfino un vecchio arnese comunista come Lula, il presidente brasiliano che, di ritorno dalla parata del 9 maggio sulla Piazza Rossa di Mosca, tenta di farsi in quattro per favorire le trattative. «Cercherò di parlare con Putin», ha detto ieri durante una conferenza stampa a Pechino e, siccome ha in programma una tappa a Mosca durante il viaggio che lo riporterà in Brasile, confida: «Non mi costa nulla dirgli, “Ehi, compagno Putin, vai a Istanbul a negoziare”».
Forte di una solidarietà internazionale tanto vasta, Zelensky è nella condizione di rilanciare: «L’Ucraina è pronta per qualsiasi formato di negoziato», ha detto ieri, sottolineando di «non aver paura degli incontri». Se da Mosca non cogliessero l’attimo fuggente, ne dovrebbero pagare il conto, a tutto vantaggio di Kiev.
Quel che conta davvero per il presidente ucraino è che ha dalla sua parte il 74% della popolazione, che dichiara di avere fiducia nel’attuale capo dello Stato, mentre solo il 22% afferma di non fidarsi. Un tasso di popolarità tendenzialmente in aumento, stando a quanto emerge da un sondaggio condotto dal Kyiv International Institute of Sociology (Kiis) tra il 2 e il 12 maggio 2025, su un campione di 1.010 cittadini adulti residenti nel territorio controllato dal governo ucraino. Rispetto alla rilevazione di marzo, la fiducia nel capo dello Stato è aumentata di 5 punti percentuali, passando dal 69 al 74%, mentre la sfiducia è diminuita dal 28 al 22%.
Il saldo tra fiducia e sfiducia è dunque migliorato da +41 a +52 punti percentuali. La fiducia è maggioritaria in tutte le regioni, sebbene con un picco leggermente inferiore nell’Est (60%) rispetto alle altre aree del Paese (75-77%).
Il sondaggio rivela inoltre che la stragrande maggioranza degli ucraini (71 per cento) è contraria allo svolgimento di elezioni nazionali prima della fine definitiva della guerra. Solo il 25% sarebbe favorevole a tenere elezioni subito dopo un cessate il fuoco o addirittura nell'immediato. Rispetto a marzo, i favorevoli sono aumentati di 6 punti (dal 19 al 25%), mentre i contrari sono scesi di 7 (dal 78 al 71%). Secondo Kiis, l’atteggiamento verso le elezioni è fortemente influenzato dal grado di fiducia nel presidente: tra chi si fida di Zelensky, l’82% è contrario alle elezioni anticipate, mentre tra chi non si fida, il 57% sarebbe favorevole. Chi vincerebbe alle urne sembra abbastanza scontato.

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