Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Antichi e nuovi antisemiti: dall’islam all’ANPI Commento di Fabrizio Cicchitto
Testata: Libero Data: 27 gennaio 2025 Pagina: 10 Autore: Fabrizio Cicchitto Titolo: «Antichi e nuovi antisemiti. Dall’Islam all’Anpi una storia senza memoria»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 27/01/2025, a pag. 10, con il titolo "Antichi e nuovi antisemiti. Dall’Islam all’Anpi una storia senza memoria", il commento di Fabrizio Cicchitto.
Fabrizio Cicchitto
Un concentrato di nuovo antisemitismo, fra islam e ANPI, caratterizza le piazze del 25 aprile e rovina la Memoria il 27 gennaio.
In molti abbiamo creduto che la sconfitta totale del nazismo tedesco e del fascismo italiano abbiano segnato anche la fine dell’antisemitismo.
Ma le cose non stanno così: vari tipi di antisemitismo erano presenti nel mondo molto prima che esplodesse nella forma estrema in Germania. C’è stato un antisemitismo nella Chiesa cattolica che riemerge in questo pontificato. Per non parlare dell’antisemitismo in Russia e in molte altre nazioni dell’Europa, in primo luogo la Francia. Oggi dobbiamo fare i conti con un antisemitismo di matrice islamica, derivante anche dalla nascita di Israele propiziata dall’Urss di Stalin. Poi, sono stati gli stessi Stati arabi a boicottare la formula “due popoli, due Stati”. Ora dobbiamo fare i conti con una realtà assai diversa da quella della propaganda ispirata da Hamas e dall’Iran. Infatti, il vero addebito da fare a Netanyahu è sul comportamento del suo governo prima del 7 Ottobre, non dopo. “Prima”, il governo Netanyahu e i capi del Mossad sono caduti nella trappola di dissimulazione di Hamas che ha fatto credere che il suo proclamato terrorismo era più di carattere propagandistico che operativo. Così la guardia è stata abbassata anche con uno spostamento in Cisgiordania di parte dell’esercito e con il controllo sul confine a Gaza affidato a meccanismi cibernetici.
Bisogna ancora capire chi ha accecato gli impianti di controllo nella notte tra il 6 e il 7 ottobre. Milena Gabanelli, in tv, ha avanzato l’ipotesi di un aiuto russo: certo è che l’apertura di un secondo fronte è stato utile a Putin che all’improvviso ha fatto pure ricevere al a Cremlino una rappresentanza di Hamas propiziata dall’Iran. Il 7 ottobre non c’è’ stato un attacco guerrigliero contro l’esercito israeliano, ma un massacro di civili. Gli aspetti di questa strage sono stati del tutto rivoltanti. E l’errore di Israele è stato non mostrarlo all’opinione pubblica mondiale. Dopo di che Netanyahu ha fatto quello che avrebbe fatto qualunque altro governo israeliano: entrare in guerra per ristabilire la deterrenza, senza la quale Israele è perduta.
Una guerra, non un genocidio, che ha come finalità la distruzione totale di un popolo. Una guerra condotta senza esclusione di colpi da entrambe le parti. Probabilmente non sapremo mai la ripartizione dei morti fra terroristi e popolazione civile palestinese. Ma anche da questo punto di vista, Hamas ha condotto le operazioni con spregiudicatezza e cinismo. Ha fatto circa 200 rapiti per aprire profonde contraddizioni nel popolo israeliano, e ha usato la popolazione palestinese come scudi umani.
Hamas ha sempre avuto come rifugio i tunnel, ma ha lanciato droni e proiettili di ogni tipo da ospedali, ambulanze, moschee e palazzi. Così è stata lanciata una operazione propagandistica in Occidente, evocando il genocidio messo in atto da Israele. Operazione che in Italia ha avuto due “traduzioni”, entrambe inaccettabili. La prima: lo squadrismo sistematico ad opera di attivisti palestinesi o di simpatizzanti che hanno impedito la libertà di espressione del pensiero nelle Università e pure alle presentazioni di libri (con attacchi a Molinari, Capezzone, Bernini, Roccella...).
La seconda: l’operazione odiosa condotta dall’Anpi che, ancor prima del 7 ottobre, ha inserito nelle manifestazioni per il 25 Aprile le associazioni palestinesi.
Da qui un paradosso straordinario: sono stati aggrediti i superstiti della Brigata Ebraica e gli esponenti della comunità degli ebrei italiani da coloro come i palestinesi che nel loro retroterra storico non hanno certo la resistenza antifascista e antinazista perché i loro avi hanno militato a suo tempo nell’esercito nazista con il Gran Mufti’ di Gerusalemme, amico di Goebbels, che passava in rassegna i reparti palestinesi inquadrati nell’esercito nazista. L’Anpi non si è fermata qui: esibendo un falso pacifismo, ha contestato l’invio di armi alla Ucraina, non per favorire la pace, ma per costringerlo alla resa.
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