Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.
L’inferno della Capitale Commento di Daniele Capezzone
Testata: Libero Data: 24 dicembre 2024 Pagina: 1/3 Autore: Daniele Capezzone Titolo: «Grazie a Gualtieri la Capitale sembra Calcutta. Ma i giornali lo osannano»
Riprendiamo da LIBERO di oggi 24/12/2024, a pag. 1/3, con il titolo "Grazie a Gualtieri la Capitale sembra Calcutta. Ma i giornali lo osannano", il commento di Daniele Capezzone.
Daniele Capezzone
Piccolo esempio locale di faziosità della stampa: alberi caduti a Roma, una donna morta e un'altra in coma, ma nessuno scrive che la capitale è conciata male. La stampa pro-sinistra, compatta, copre il sindaco Gualtieri, esattamente con lo stesso metodo con cui ha sempre coperto Biden e Macron
No, proprio nessuno ha il diritto di chiamarlo “incidente”. Ieri a Roma una donna ha perso la vita sotto gli occhi dei suoi tre figli e un’altra si è ritrovata in coma: entrambe colpite in modo devastante dall’ennesimo crollo di un albero. Ma è sufficiente scorrere i servizi di oggi di Libero per trovare un altro caso di morte per la stessa causa, sempre a Roma, a novembre 2023, e una sequenza impressionante di altre cadute e crolli. E sempre ieri, un ragazzo e una ragazza in motorino sono stati centrati da un altro ramo: feriti pure loro. Ma quale “caso” o “disgrazia”: siamo alla logica conseguenza di una sciatteria e di un’incuria che sono ormai divenute sistema, abitudine, regola.
A peggiorare le cose, ma si tratta più che altro di folklore politico romanesco, ci si è messa la surreale performance di un’assessora capitolina accorsa sul posto (e ovviamente contestata dalla folla), la quale ha pensato bene di dichiarare che «l’albero non destava particolari preoccupazioni» e che «l’ispezione visiva» (avete letto bene: «l’ispezione visiva») non aveva destato allarme. E voi capite bene in che mani sia oggi Roma sotto la guida di Roberto Gualtieri. Il quale però continua a essere trattato in guanti bianchi da media locali e nazionali mai così ossequiosi.
Anzi, ripetete insieme a me: Joe Biden è lucidissimo; la Senna è limpida e perfetta per una bella e salutare nuotata olimpica; e Roma è in una condizione meravigliosa, prontissima per il Giubileo, accogliente per i turisti tanto quanto rassicurante ed efficiente per i romani.
Dite che mi sono rincoglionito, amici lettori? O che ho già ampiamente esagerato con le libagioni, prim’ancora della cena di stasera e del pranzo di domani?
No: ho soltanto letto giornali letteralmente lirici, tutti dediti a proteggere il sindaco Gualtieri (l’uomo dei disastri, ma misteriosamente tutelato da ombrelli magici) e a raccontare una Roma che semplicemente non esiste.
Intendiamoci: se tuttora vai a Roma e ci stai dodici ore, ti innamori. È sufficiente camminare a piedi, guardare i monumenti e un cielo luminoso che neanche il Pd capitolino riesce a incupire. Ma se appena appena le dodici ore di permanenza diventano ventiquattro, se quindi devi prendere la metro o un paio di bus, o arrivare puntuale a un appuntamento, oppure spostarti in automobile, il rischio è quello di cominciare a bestemmiare selvaggiamente: il che – oltre a essere una gran cafonata – contrasterebbe con la dimensione spirituale suggerita dal Giubileo.
Scherzo amaramente, ma la realtà è questa. Roma è oggi in una condizione indecente, indescrivibile: tra monnezza, mancata manutenzione di parchi e verde, serissimi problemi di sicurezza, trasporto pubblico inesistente, più – per sovrammercato – una quantità di cantieri aperti che sono autentiche bombe a grappolo scaraventate su una città già in ginocchio.
Saresti nella capitale di uno dei paesi del G7, eppure – se ti guardi intorno – potresti pensare di essere finito a Calcutta o a Lagos. Torna alla mente l’amara profezia del grande Antonio Martino sul rischio di combinare tasse scandinave e servizi africani: ecco, Roma è già a questo stadio, forse nemmeno più recuperabile.
I romani – insieme vittime e concausa di questo sfascio – hanno sopportato anche troppo: vecchie giunte di sinistra che hanno divorato tutto pensando solo alle feste e ai concerti, poi una giunta di destra rivelatasi inconsistente, poi una giunta grillina sciatta e improvvisatrice, e adesso una giunta Gualtieri che è per distacco la peggiore da trent’anni. Eppure nessuno la attacca: l’opposizione sonnecchia, i media indossano l’equivalente di una livrea, e il sindaco suona indisturbato la sua chitarrina.
Perfino l’autogol del concerto di Capodanno, se non ci fosse stato il guizzo d’orgoglio di Tony Effe (e la reazione di Libero e di pochissime altre trasmissioni o testate), sarebbe passato come acqua sulle pietre, perché ormai l’immunità mediatica di cui gode Gualtieri è totale.
I giornali di ieri facevano onestamente impressione. Da monsignor Fisichella entusiasta per «i lavori più importanti terminati» a un Messaggero addirittura estasiato («Rinasce l’area di Termini», la Fontana di Trevi «torna a stupire il mondo»), passando per Repubblica che, per giustificare la figura di palta del concertone senza cantanti, spiega che «ora il Comune guarda a un pubblico diverso, molto più adulto». E lui, Gualtieri? Sentito dalla Stampa, usa un inquietante gerundio che proietta i disagi in una dimensione indeterminata: «Avevo detto ai romani: preparatevi a tanti cantieri e ai sacrifici. Ci hanno aiutato e ora i cittadini stanno cominciando a vedere i risultati: stiamo trasformando una città... ».
Ecco, per ora i cittadini devono più che altro evitare di beccarsi un albero in testa. Non c’è dubbio: in particolare con il Giubileo che parte oggi, c’è solo da confidare in un supplemento di protezione e assistenza da parte dello Spirito Santo. Non ci resta che pregare e sperare.
Per inviare a Libero la propria opinione, telefonare: 02/99966200, oppure cliccare sulla e-mail sottostante