Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Riprendiamo LIBERO di oggi, 13/12/2024, a pagina 27, con il titolo "L’eterna alleanza gauche/Islam", la cronaca di Mauro Zanon
Mauro Zanon
Sandrine Rousseau spara a zero contro Boualem Sansal, lo scrittore algerino in carcere per i suoi libri anti-islamici. La politica verde francese lo considera "estrema destra". In pratica, se è finito in galera per quello che ha scritto, "se l'è cercata". La sinistra e l'Islam la pensano allo stesso modo, sono entrambi contro la libertà di espressione.
Boualem Sansal «non è un angelo», le sue prese di posizione «sono di estrema destra» e «rientrano in una forma di suprematismo». In altre parole: se l’è andata a cercare. Sandrine Rousseau, uno dei volti più noti degli ecologisti francesi, si è espressa in questi termini sul caso dello scrittore e intellettuale algerino, arrestato lo scorso 16 novembre all’aeroporto di Algeri e detenuto nell’istituto penitenziario di El Koléa, a trentacinque chilometri dalla capitale. Mercoledì, la corte d’appello di Algeri ha respinto la richiesta di scarcerazione presentata dai tre avvocati algerini di Sansal. Una sentenza pronunciata in assenza del legale francese dello scrittore, François Zimeray, cui è stato negato il visto da parte del regime algerino. Ma nonostante la situazione delicata in cui si trova attualmente lo scrittore 75enne, nelle mani di un regime che lo accusa di “terrorismo” per alcune dichiarazioni giudicate ostili rilasciate a un media francese, la gauche, invece di difenderlo, contribuisce alla sua demonizzazione. «L’affaire Sansal dimostra che la sinistra ama la libertà d’espressione solo quando le persone sono d’accordo con lei», ha scritto sul Figaro Robert Redeker, un altro martire del libero pensiero, costretto a vivere sotto scorta dopo un suo articolo sull’islam che gli è valso una fatwa. Sansal ha ottenuto la nazionalità francese poche settimane fa, ma a Parigi ha trovato nella sinistra più nemici che amici. Perché Sandrine Rousseau non è un caso isolato. Lo scorso 28 novembre, Karim Zéribi, ex eurodeputato dei Verdi francesi, ha attaccato Sansal sulle onde di Beur Fm, radio vicina alla comunità musulmana. Lo scrittore algerino, per Zéribi, «alimenta il discorso dell’estrema destra e di una parte degli pseudo-intellettuali reazionari». Dunque, le persone pacifiche, positive, che vogliono rispettarsi devono unirsi contro «questi Boualem Sansal, pseudo-scrittori islamofobi che diffondono l’odio», ha aggiunto Zéribi, lanciando un vero e proprio appello alla rappresaglia. Il tutto mentre Sansal è in prigione dall’altra parte del Mediterraneo, in condizioni di salute precarie e senza il minimo rispetto dello stato di diritto. Zéribi, non pago, ha anche invitato il regime di Algeri a «togliergli la nazionalità»: una misura che si applica abitualmente ai terroristi, o comunque alle persone considerate pericolose per la sicurezza dello Stato. Per fortuna, Sansal può contare (oltre al sostegno del suo editore italiano Neri Pozza) sulla grande mobilitazione di Gallimard, il suo editore francese, a cui nel 1998 inviò il manoscritto del Serment des barbares, dando inizio a una fruttuosa collaborazione letteraria. Mercoledì, durante una conferenza stampa di sostegno allo scrittore a Parigi, Antoine Gallimard, patron della casa editrice, ha lanciato un appello alla solidarietà internazionale, dichiarando che Sansal «non deve diventare un ostaggio». Assieme all’avvocato, François Zimeray, sono pronti a portare l’affaire dinanzi all’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani.
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