Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.
A Strasburgo 4 sui banchi della sinistra: dove sono le femministe? Cronaca di Claudia Osmetti
Testata: Libero Data: 29 novembre 2024 Pagina: 6 Autore: Claudia Osmetti Titolo: «Si parla di repressione subita dalle iraniane: aula vuota»
Riprendiamo da LIBERO del 29/11/2024, a pag. 6, con il titolo "Si parla di repressione subita dalle iraniane: aula vuota" l'analisi di Claudia Osmetti.
Claudia Osmetti
Parlamento europeo deserto quando si parla della repressione dei diritti delle donne iraniane. Solo quattro deputati presenti. E le femministe? Scomparse. Se a calpestare i diritti delle donne è un regime islamico, come sempre, si chiamano fuori.
L’aula completamente deserta, una distesa di seggiole vuote: sui banchi della sinistra europea sono sedute appena in quattro. Strasburgo, la “plenaria” (per modo di dire) sulla risoluzione di condanna alla sistematica repressione che subiscono le donne iraniane è uno schiaffo in pieno volto. Alla memoria di Mahsa Amini, tanto per cominciare, odi Nika Shakarami o di Armita Geravand odi Aida Rostami odi Ahou Daryaei, la ragazza che è letteralmente rimasta in mutande, per protesta contro il regime, neanche un mese fa, sulla scalinata dell’università di Teheran. Ma è una vergogna, quella fotografia dell’europarlamento spopolato che manco certi borghi di montagna, per l’intero Occidente. Che qui, a Milano, a Roma, a Parigi, a Berlino, riempie le piazze contro i femminicidi e, poi, non si presenta neanche quando a commetterli è la furia di Stato legalizzata dagli ayatollah. Qualche breve sulle agenzie, un dibattito che pare più un monologo, tenuto da una manciata di rappresentanti comunitari perché per gli altri, evidentemente, non è una priorità.
La discussione si è tenuta mercoledì scorso, il 27 novembre: in quell’emiciclo coi posti abbandonati (come abbandonate sono, a questo punto, le sorelle persiane). L’approvazione del documento, invece, è di ieri: con qualche presenza in più (562 voti a favore, due contrari, trenta astensioni), ma non al netto delle polemiche e del poco coraggio dimostrato. «Abbiamo promosso un emendamento al testo per chiarire che la situazione delle donne iraniane è intrinseca al fondamentalismo islamico ed è una conseguenza diretta dell’applicazione della sharia», cioè della legge musulmana, chiarisce, per esempio, l’eurodeputata della Lega Silvia Sardone, «ma non è passato perché la sinistra non ha voluto votarlo, come se non ci fosse un legame». Come se Amina (morta perché non indossava “adeguatamente” il chador) o Nika (uccisa pure lei dalle guardie della rivoluzione) o Aida (massacrata dalle torture dei pasdaran perché aveva osato aiutare i manifestanti che protestavano contro Khamenei) non avessero niente a che vedere con quel particolare che tanto particolare non è, di una religione di Stato che non ammette ribellione.
Zitti tutti. Mute le femministe, i collettivi, i cortei, i movimenti per le donne (che non osano dire mezza parola neppure su quell’altro scempio senza fine che è la prigione a cielo aperto dell’Afganistan talebano). Non fiata nessuno, ma nemmeno nessuno si presenta, pensando, forse, che basti qualche paginetta di risoluzione col logo stellato dell’Ue sopra e l’invito, in punta di piedi, messo nero su bianco, rivolto alle «autorità iraniane» ad abrogare la legislazione discriminatoria di genere e poi via, magari, a strapparsi le vesti per Gaza e ad alimentare la propaganda propal che quella, sì, fa sempre il pieno di presenze.
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