Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Non accusa gli ebrei: licenziata Cronaca di Matteo Legnani
Testata: Libero Data: 28 novembre 2024 Pagina: 12 Autore: Matteo Legnani Titolo: «Se non accusi gli ebrei di genocidio a Gaza, l'Onu ti licenzia»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 28/11/2024, a pag. 12, con il titolo "Se non accusi gli ebrei di genocidio a Gaza, l'Onu ti licenzia" la cronaca di Matteo Legnani.
Alice Wairimu Nderitu è stata licenziata da Guterres. La consulente speciale per la prevenzione del genocidio, essendo una professionista e non una militante, escludeva che la guerra a Gaza potesse definirsi un "genocidio". Così è l'unica a cui non è stato rinnovato il contratto. Pare abbastanza evidente che lo scopo dell'ONU è quello di isolare e delegittimare Israele. E le democrazie occidentali continuano a ignorare i crimini dell'ONU.
Mentre martedì pomeriggio a Gerusalemme il Gabinetto di guerra israeliano presieduto da Benjamin Netanyahu si riuniva per ratificare il cessate il fuoco con Hezbollah che era stato annunciato lunedì, all'Onu il portavoce del responsabile diritti umani Volker Turk, nemmeno avesse vissuto su Marte nelle ultime 48 ore, invocava un cessate il fuoco in Medio Oriente: «L’unico modo per porre fine alle sofferenze delle persone da tutte le parti è un cessate il fuoco permanente e immediato su tutti i fronti», ha dichiarato Jeremy Lawrence. Che, se ci sarà anche a Gaza come invocano i burocrati del Palazzo di vetro, sarà non certo per merito loro, come non lo è stato quello su fronte tra Israele e Libano.
Anzi, le Nazioni Unite preferiscono più spesso rimestare nel torbido, piuttosto che trovare soluzioni riguardo a quanto sta accadendo nella Striscia, come hanno fatto nelle scorse ore cacciando la loro consulente speciale keniota Alice Wairimu Nderitu, “colpevole” di aver escluso dalla definizione di genocidio le operazioni militari israeliane a Gaza. A riportare la notizia è stato il Wall Street Journal, che in un editoriale si chiede se al Palazzo di Vetro dell’Onu ci sia ancora «qualcuno con integrità».
La Nderitu è (era) dal 2020 consulente speciale per la prevenzione del genocidio. Nel 2022 il suo ufficio ha pubblicato un documento nel quale s'invitano i funzionari del Palazzo di vetro a rispettare «un corretto uso» del termine genocidio, coniato nel 1944 dall'avvocato polacco Raphael Lemkin per descrivere i massacri di interi gruppi etnici. Questa definizione, osservava Nderitu, può essere applicata all'Olocausto, al massacro dei tutsi in Ruanda, alla strage di musulmani bosniaci da parte dei serbi nell'ex Jugoslavia e alle operazioni di pulizia etnica in corso tuttora in Sudan.
La campagna militare israeliana nella Striscia di Gaza, osserva il Wall Street Journal non rientra nei parametri fissati dall’esperta Onu per la definizione di genocidio perché Israele ha l’obiettivo di smantellare un regime terroristico, non di eliminare un gruppo etnico. Eppure, lo scorso 14 novembre la Commissione speciale sulle pratiche israeliane ha pubblicato un rapporto nel quale si apre alla possibilità che sia in corso «un genocidio a Gaza e un regime di apartheid in Cisgiordania». Da qui il mancato rinnovo del contratto alla consulente keniota, “rea” due anni fa di non aver inserito la guerra a Gaza nella sua lista e di essersi così attirata, scrive il WSJ, le ire di Turk e della fazione anti-israeliana all’Onu. Dove più che cercare la pace, si fomenta la guerra.
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