venerdi 19 dicembre 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Luce nel buio del tunnel. Come gli ostaggi a Gaza celebravano Hanukkah 13/12/2025

Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.



Clicca qui






Libero Rassegna Stampa
21.11.2024 Se i magistrati non si possono neanche criticare
Commento di Daniele Capezzone

Testata: Libero
Data: 21 novembre 2024
Pagina: 1/12
Autore: Daniele Capezzone
Titolo: «Parola di Csm: non si possono neanche discutere gli atti delle toghe»

Riprendiamo da LIBERO di oggi 21/11/2024, a pag. 1/12, con il titolo "Parola di Csm: non si possono neanche discutere gli atti delle toghe", il commento di Daniele Capezzone. 

Confessioni di un liberale. Daniele Capezzone al Caffè della Versiliana  Giovedì 14 luglio, ore 18:30 - Versiliana Festival
Daniele Capezzone

Il Consiglio Superiore della Magistratura non permette di contestare ciò che fanno i magistrati. Loro possono invadere il terreno della politica, ma nessuno può rispondere.

I membri del Csm forse non se ne sono neppure resi conto, ma con la loro levata di scudi di ieri hanno fatto rivivere – traslandola sui magistrati – l’impostazione che lo Statuto Albertino aveva adottato nei confronti del re: «La persona del re è sacra e inviolabile». Ecco, adesso a essere «sacri e inviolabili» dovrebbero essere i magistrati, cioè – è sempre bene ricordarlo – dei funzionari pubblici non eletti da nessuno e meri vincitori di un concorso. Di più: il sogno del Csm è che a questo punto i magistrati siano perfino sottratti alla critica, alla discussione pubblica, pena una presunta «delegittimazione». Indiscussi e indiscutibili nei loro atti.
Quindi, ricapitolando. I magistrati, sia attraverso l’attività giurisdizionale sia attraverso una miriade di iniziative che è difficile non qualificare come politiche (interviste, convegni, conferenze, comparsate tv, proclami individuali o correntizi), possono tranquillamente invadere il terreno che dovrebbe essere proprio di governo e Parlamento. Anzi: si fanno un punto d’onore di dettare a esecutivo e legislativo ciò che quei poteri abbiano o non abbiano diritto di fare. E naturalmente le toghe sbraitano se qualcuno fa osservare che queste invasioni di campo fanno saltare la separazione dei poteri. Dopo di che, se per caso politici e media osano sollevare critiche anche robuste e argomentate nei confronti di magistrati onnipotenti e onnidichiaranti, arriva la stentorea reazione del Csm.
Chiaro? Ormai c’è una casta che può tutto, dentro e fuori il perimetro che la Costituzione le assegna. E con in più – piccolo dettaglio – il potere di privare della libertà altri cittadini. Per sovrammercato, i membri di questa classe eletta, i sacerdoti di questa casta braminica non tollerano nemmeno il fatto che si possa discutere delle loro azioni.
È l’ora di dire che comportamenti simili non sarebbero (e non sono) tollerati nelle maggiori democrazie del mondo. È anomalo che in Italia la magistratura – indisturbata – continui a proporsi come surrogato dell’opposizione politica, come contropotere rispetto a un governo “sgradito”, come soggetto che interviene in modo immediato e diretto nella discussione pubblica. Ed è ancora più anomalo che tutto ciò sia ormai accettato come un’evenienza normale e perfino ineluttabile.
Chi scrive è ormai sufficientemente grande di età per ricordare tempi in cui, anche nei sondaggi e nelle rilevazioni demoscopiche, i magistrati erano idolatrati, oggetto quasi di culto. Se oggi i loro indici di fiducia e popolarità sono crollati, un motivo ci sarà: e sta nel fatto che un numero crescente di italiani non li considera imparziali. Si sbaglieranno i cittadini? Tutto può essere. Ma l’irritazione con cui le toghe reagiscono alle critiche tradisce un nervosismo di fondo e un’insicurezza crescente. A questo punto il governo e la maggioranza – a nostro avviso – non devono partecipare a una logomachia, a una battaglia di parole.
Passino ai fatti. E i fatti che milioni di italiani attendono sono i quattro passaggi parlamentari (li si può realizzare in poco più di un anno) per approvare la riforma costituzionale volta a separare le carriere tra magistrati inquirenti e magistrati giudicanti. È l’ora di farlo, dopo tanta attesa.

Per inviare a Libero la propria opinione, telefonare: 02/99966200, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@liberoquotidiano.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT