Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Gli Usa dicono si a Kiev: può colpire la Russia Cronaca di Maurizio Stefanini
Testata: Libero Data: 18 novembre 2024 Pagina: 1/12 Autore: Maurizio Stefanini Titolo: «Biden dice sì all'Ucraina: può colpire la Russia»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 18/11/2024, a pag. 1/12, con il titolo "Biden dice sì all'Ucraina: può colpire la Russia" l'analisi di Maurizio Stefanini.
Maurizio Stefanini
Bombardamenti russi sulle città ucraine, nel fine settimana Putin ha scatenato uno dei peggiori attacchi di tutta la guerra. E lo ha fatto, non a caso, dopo le telefonate di Trump e di Scholz, i primi abboccamenti per un negoziato con le potenze occidentali. Biden ha dato l'autorizzazine a usare missili a lungo raggio, forniti all'Ucraina, anche contro obiettivi in Russia, per far sì che Putin non si monti troppo la testa.
Biden ha dato per la prima volta l’autorizzazione all’Ucraina a colpire il territorio russo con missili a lunga gittata forniti dagli Usa. La decisione a lungo richiesta da Zelensky arriva solo oggi: c’è chi ci vedrà una mossa per mettere in difficoltà Donald Trump nel suo progetto di far terminare il conflitto. In realtà, in modo meno machiavellico, Washington sta solo spiegando a Putin che non è il caso di montarsi la testa.
Il Cremlino infatti, dopo il ripristino dei contatti con l’Occidente (tramite le telefonate di Trump e Scholz), invece di volare basso ieri ha scatenato uno dei peggiori attacchi di sempre sull’Ucraina.
In effetti, di spunti per motivare l’attacco ve ne potrebbero essere diversi: dal tentativo di Biden di voler spedire a Kiev, dal Pentagono, 6 miliardi di aiuti, sufficienti per un anno, prima dell’insediamento di Trump; alla prima manifestazione di un migliaio di russi esuli contro la guerra a Berlino; alle voci di stanchezza della spinta offensiva russa sul fronte di Zaporizhzhia; a una risposta alla telefonata di Scholz per dimostrare che il Cremlino va avanti sul suo percorso.
Comunque, sull’Ucraina si è abbattuta una pioggia di missili che avrebbe dimezzato la capacità energetica del Paese, ha spinto l’Aiea a gettare appunto un allarme sulla sicurezza nucleare “sotto pressione”, ed ha spinto addirittura la Polonia a far decollare i suoi jet da caccia. «La diplomazia telefonica non fermerà Putin», ha commentato il primo ministro polacco Donald Tusk. «L’attacco di stanotte, uno dei più grandi di questa guerra, ha dimostrato che la diplomazia telefonica non può sostituire il sostegno reale all’Ucraina da parte di tutto l'Occidente».
POTENTE ATTACCO
L’Ucraina è stata presa di mira da «uno dei più potenti» attacchi aerei mai lanciati dalla Russia, ha dichiarato ieri mattina il ministro degli Esteri ucraino, Andryi Sybiha. «Droni e missili contro città pacifiche, civili dormienti, infrastrutture essenziali», ha denunciato. «A causa di un massiccio attacco della Russia, con missili da crociera, missili balistici e droni contro siti situati, tra gli altri luoghi, nell’Ucraina occidentale, sono iniziate le operazioni da parte di aerei polacchi e alleati», ha fatto sapere il Comando operativo polacco sulla piattaforma di social media X. «Un massiccio bombardamento coordinato ha colpito tutte le regioni dell’Ucraina. Nel corso della notte e della mattinata, i terroristi russi hanno utilizzato droni di vario tipo, in particolare gli Shahed, ma anche missili da crociera, missili balistici e ipersonici Zirkon, Iskander e Kinzhal. In totale, circa 120 missili e 90 droni. Le nostre forze di difesa aerea hanno distrutto più di 140 di questi. L’obiettivo del nemico erano le nostre infrastrutture energetiche in tutto il Paese. Purtroppo, ci sono danni», ha dichiarato Zelensky sul suo canale Telegram. Ci sarebbero stati almeno 8 morti e 20 feriti.
Il ministro dell’Energia dell’Ucraina, German Galushchenko, ha a sua volta riferito su Telegram su «un massiccio attacco al sistema elettrico». Il sindaco di Kiev, Vitali Klitchko, ha riferito di un ferito quando un frammento di drone è caduto su un condominio della capitale. Autorità locali e media ucraini hanno riferito di numerose esplosioni in tutto il Paese, in particolare nel sud a Zaporizhzhia, Odessa, Mykolaiv e Chernihiv. Interruzioni della distribuzione di elettricità programmati hanno colpito la capitale Kiev e la sua regione e le oblast di Donetsk, in Donbass, e di Dnipropetrovsk.
MISURA PREVENTIVA
«Si tratta di una misura preventiva», ha scritto il capo dell’amministrazione regionale di Kiev, Serhii Popko. Da oggi ci saranno restrizioni energetiche. «I lavoratori del settore energetico stanno lavorando per eliminare le conseguenze al fine di riportare al lavoro le attrezzature danneggiate dal nemico il prima possibile», prova a rassicurare la società elettrica Ukrenergo, invitando a non accendere più gli apparecchi elettrici contemporaneamente. «Abbiamo visto gli orribili attacchi della notte scorsa della Russia contro l’Ucraina, con la precisa intenzione di distruggere le infrastrutture energetiche civili, con un incredibile costo di vite. Staremo al fianco dell’Ucraina fino a quando servirà», ha detto la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen da Rio de Janeiro, dove si è recata per il G20. «Sosterremo l’Ucraina questo inverno, in particolare per quanto riguarda le infrastrutture energetiche, ma anche in altri settori, come col finanziamento e le capacità militari. L’Ucraina può contare sudi noi». Il fatto che al G20 Putin non è potuto andare, per paura del mandato di arresto della Corte Penale Internazionale, potrebbe aver contribuito alla decisione per l’attacco.
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