Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
La torcia delle Olimpiadi di Parigi nelle mani di Léon Lewkowicz, sopravvissuto alla Shoah Commento di Claudia De Benedetti
Testata: Shalom Data: 15 luglio 2024 Pagina: 1 Autore: Claudia De Benedetti Titolo: «La torcia delle Olimpiadi di Parigi nelle mani di Léon Lewkowicz, sopravvissuto alla Shoah»
Riprendiamo da SHALOM online l'articolo di Claudia De Benedetti del 15/07/2024 dal titolo "La torcia delle Olimpiadi di Parigi nelle mani di Léon Lewkowicz, sopravvissuto alla Shoah".
Claudia De BenedettiLa torcia olimpica passa per le mani di Léon Lewkowicz, un gesto importante per la comunità ebraica francese, presa di mira dopo il 7 ottobre
Léon Lewkowicz, sopravvissuto alla Shoah, porterà la torcia delle Olimpiadi di Parigi lunedì 15 luglio alle 13.30. Il suo percorso inizierà alla stazione della metropolitana di Bir Hakeim e terminerà al Jardin des enfants, in rue Nétalon nel 15° arrondissement di Parigi. La giornata di lunedì è particolarmente significativa perché è la vigilia delle commemorazioni del rastrellamento del Velodromo d’Inverno del 1942. Deportato ad Auschwitz-Birkenau all’età di 15 anni, sopravvisse alle marce della morte, al suo ritorno a casa Léon pesava 33 chili. Promise a se stesso di non farsi più spaventare da niente e da nessuno, di diventare un uomo forte, a 19 anni divenne campione di Francia nel sollevamento pesi, oggi, a 75 anni di distanza e ancora appassionato di sport e di Giochi Olimpici, e corona il suo sogno di portare la fiamma olimpica. ‘La memoria collettiva della Shoah sta scomparendo, come l’inchiostro sul mio atto di deportazione sta svanendo, ma – ha affermato e promesso Léon – come sopravvissuto alle marce della morte, non sono i 200 metri della staffetta olimpica che mi fermeranno’. Léon Lewkowicz è nato a Lodz in Polonia nel 1930. Aveva dieci anni quando entrò nel ghetto della città, quattordici nel campo di Birkenau e quindici quando arrivò in Francia. Léon faceva parte del gruppo di 426 giovani di Buchenwald che furono accolti dalla Società di Soccorso dei Bambini (OSE) nel giugno 1945 a Écouis (Eure), insieme a Elie Wiesel e Meir Lau, futuro rabbino capo di Israele. Era solo al mondo, solo con i suoi ricordi, si buttò nella vita, cercò di ricostruirsi una vita tra le mura rassicuranti e amiche dell’OSE dove imparò di nuovo a sorridere. Incontrò Maurice Brauch, l’istruttore sportivo che organizzava gare amatoriale, gli insegnò a fare sport e ad usare i muscoli. Imparò rapidamente, la vita si aprì davanti a lui a 18 ripetendo a se stesso il detto della madre ‘benedette le mani che si fanno’. Grazie ad un duro impegno e alla perseveranza, Léon Lewkowicz divenne campione di Francia nei pesi nel 1955 ma non poté partecipare ai Giochi Olimpici perché non era ancora francese, si specializzò in gioielleria acquisendo nel 1978 il titolo di Maestro incastonatore, Meilleur Ouvrier de France, allora membro della Giuria Nazionale dell’Educazione Nazionale.
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