Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.
Quelle nobili istituzioni internazionali ridotte a una caricatura immorale Articolo di Shany Mor
Testata: israele.net Data: 05 giugno 2024 Pagina: 1 Autore: Shany Mor Titolo: «Quelle nobili istituzioni internazionali ridotte a una caricatura immorale»
Riprendiamo dal sito www.israele.net - diretto da Marco Paganoni - un articolo di Shany Mor da stateoftelaviv.com, dal titolo "Quelle nobili istituzioni internazionali ridotte a una caricatura immorale".
Shany MorUn manifestante filo-palestinese davanti alla Corte Internazionale di Giustizia. Sul cartello: “Palestina libera dal fiume al mare”, lo slogan che inneggia alla cancellazione dello stato ebraico dalla carta geografica
Trascinare gli ebrei davanti a un tribunale speciale, per costringerli a difendersi dall’accusa di essere loro i veri nazisti e genocidi, è il grande sogno di ogni antisemita sin da quando venne inaugurata la prima udienza del processo di Norimberga, alla fine del 1945. È l’oscura fantasia che anima la martellante insistenza con cui da decenni si parla delle discusse azioni militari israeliane sempre in termini di “crimini di guerra”. Questo, e non una scarsa dimestichezza con complesse argomentazioni giuridiche, è il motivo per cui almeno da mezzo secolo ogni azione militare israeliana viene criticata e condannata come “punizione collettiva” o “sproporzionata” o peggio. Finché la Shoah continuerà a gravare sulla coscienza civile, ci sarà chi continuerà a proiettare su Israele le nostre paure e il nostro disagio. Il danno causato da questa ossessione è enorme sia per la causa dei diritti umani, sia per le persone di cui questa ossessione sostiene di prendersi cura, i palestinesi ancora senza uno stato. Che oggi sia impossibile entrare a far parte dei circoli che hanno a cuore la giustizia globale, il cambiamento climatico, il diritto internazionale e la salute mondiale se non si abbraccia la teologia che descrive lo stato ebraico come uno stato eccezionalmente malvagio, che con la sua stessa esistenza impedisce la pace e la giustizia mondiale, costituisce una caricatura immorale. Ma non è un accidente casuale. Un intero e grottesco assortimento di cattivi attori, emanazione di regimi indiscutibilmente oscurantisti, ha tratto enormi benefici dalla trasformazione delle istituzioni sorte dopo il 1945 con la missione di proteggere i più vulnerabili nel mondo, in verbosi esercizi di odio contro Israele. Ogni istituzione animata dalle migliori intenzioni e ogni causa di miglioramento e progresso che finisce colonizzata dall’attivismo anti-israeliano ne emerge svuotata e irrilevante. Se la Convenzione sul Genocidio dovesse fare la stessa fine, ad esempio, del Consiglio Onu per i Diritti Umani, e diventasse un dispositivo privo di significato utilizzato da regimi fallimentari e da ricche petro-dittature per attizzare l’odio contro Israele e distrarre dai loro problemi, a causa di questo saremo tutti più poveri. Palestinesi compresi. (Da: stateoftelaviv.com, 30.1.24, citato da Einat Wilf su linkedin.com)
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