Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.
La barzelletta del mese: Erdogan difensore dei diritti umani Diario di guerra di Deborah Fait
Testata: Informazione Corretta Data: 05 dicembre 2023 Pagina: 1 Autore: Deborah Fait Titolo: «La barzelletta del mese: Erdogan difensore dei diritti umani»
La barzelletta del mese: Erdogan difensore dei diritti umani
Diario di guerra di Deborah Fait
Erdogan
Oggi ho letto la barzelletta del mese e mi è scappata una risata anche se in questo periodo non si ride molto in Israele. Avete presente Erdogan? Il presidente turco, quello che da anni rade al suolo intere città e villaggi curdi, che usa contro il popolo curdo armi chimiche e gas tossici, quello che ha fatto a pezzi con le bombe a grappolo, illegali secondo gli accordi internazionali, migliaia di bambini? Quello i cui soldati urlano “ammazziamo tutti quei porci di curdi atei” e giù come matti a urlare “Allahu akhbar”. Un ragazzo curdo ha detto “Se dovessimo scegliere tra Erdogan e Assad (presidente siriano) ovviamente sceglieremmo Assad”. Il che è tutto dire. Ebbene, questo signore turco che, dal 7 ottobre, ha preso le parti di Hamas e ha usato la retorica antiisraeliana anche dopo il terribile pogrom, ha definito Netanyahu “criminale di guerra” e “macellaio di Gaza”. “Israele-ha detto il dittatore turco- non è solo assassino ma anche ladro perchè Gaza è dei palestinesi”.
Per puro caso ho sentito le stesse perle di Erdogan uscire dalla bocca del prof Orsini a Carta Bianca. Lungi da me fare dei paragoni tra un dittatore che, tutto sommato, è un capo di stato di un grande paese musulmano nemico di Israele, e uno sconosciuto (fino a qualche tempo fa) professore italiano, fan di Putin e con un odio profondo per Israele. Costui, con la sua solita parlantina da fiume in piena che non dà a nessuno la possibilità di interromperlo, ha snocciolato tanti di quegli improperi contro Israele e il suo premier da far rizzare i capelli in testa. Da suscitare persino l’invidia di quell’altro innamorato dei terroristi assassini di ebrei, l’ineffabile Dibba, al secolo Alessandro Di Battista. Il gatto e la volpe dei talk italiani.
Nel frattempo escono altre terribili testimonianze dagli ostaggi liberati finora. Un ostaggio è stato tenuto prigioniero in soffitta nella casa di un insegnante dell’Urnwa; una bambina, Emily, cui urlavano, mettendole la pisola alla testa, di non parlare e non piangere, tanto che ancora oggi ha paura di alzare la voce e parla sussurrando. Un soldato ha testimoniato di aver visto a Gaza corpi smembrati di ragazze, in precedenza stuprate, gettati a terra a marcire, di aver visto pezzi di bambini appesi alle corde del bucato davanti alle case palestinesi. Più il tempo passa più orrori mai visti e mai pensati, vengono alla luce e Israele urla di dolore e disperazione ad ogni testimonianza. I nostri bambini, i bambini israeliani che non sanno odiare, che non vengono mandati a otto anni in campi di rieducazione per imparare a uccidere, i nostri bambini felici, catturati da mostri che li bastonano, che li costringono a guardare i filmati degli stupri, che li minacciano, che, con crudeltà infinita e inimmaginabile, dicono loro che i genitori sono morti e che Israele non li vuole più, che li ha abbandonati. Le strade di Israele sono coperte con le foto degli ostaggi, la piazza di Tel Aviv, dedicata a loro, è sempre piena di gente che guarda, prega, piange, canta e anche protesta contro il governo che non riesce a riportare a casa tutti. Israele è diverso, non si sorride più, ma la vita prevale sempre, con il lavoro, con la grande vivacità della nostra gente, con il coraggio che dobbiamo dimostrare ai nostri bambini e con la fantasia per inventare storie che giustifichino e leniscano la paura che provano al suono delle sirene, dei colpi dei missili e delle fughe nei rifugi. Per loro che sono il futuro di Israele dobbiamo avere la forza di trasformare la tragedia in un gioco. Israele è sempre grande, in pace come in guerra.