Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.
Testata: Il Foglio Data: 19 ottobre 2023 Pagina: 3 Autore: la redazione del Foglio Titolo: «No all’Iran alla Biennale»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 19/10/2023, a pag. 3, l'editoriale "No all’Iran alla Biennale".
Ebrahim Raisi
La Repubblica islamica dell’Iran deve essere esclusa dalla Biennale di Venezia 2024. Nessuna legittimazione o visibilità a chi censura, perseguita e imprigiona gli artisti non allineati”. Questo l’appello lanciato dall’organizzazione Woman Life Freedom, sottoscritto da numerose personalità della cultura, dell’arte, del cinema e della musica, tra cui l’artista iraniana Shirin Neshat, la regista Marjane Satrapi, i registi Marco Bellocchio e Nanni Moretti. “Lo stato iraniano, un regime dittatoriale e teocratico che nelle ultime ore sta minacciando un allargamento del conflitto in medio oriente, da 44 anni censura ogni espressione artistica e si è reso responsabile di arresti e persecuzioni nei confronti degli artisti non allineati”. La richiesta di escludere l’Iran dalla Biennale è stata inviata al presidente della Biennale, Roberto Cicutto, e ai componenti del consiglio di amministrazione, da Luigi Brugnaro a Luca Zaia. Sarebbe un grande gesto di solidarietà non solo verso il dissenso iraniano, ma anche verso Israele, nella morsa da nord a sud dei proxy del terrore iraniano, Hamas e Hezbollah. Quando Massimo Bray, alla guida del Salone del Libro, incontrò il ministro iraniano della Cultura Abbas Salehi a Teheran, per invitare i mullah a Torino, partì una campagna di condanna. Non c’è soltanto che l’Iran impicca i gay, persegue la distruzione di Israele, finanzia il terrorismo e impedisce alle donne di girare per strada senza velo. Il problema specifico in questo caso è che l’Iran sotto gli ayatollah è diventato una grande prigione e tomba per tanti, troppi artisti. Rahim Safavi, un capo dei pasdaran, l’ha messa così: “Dovremo tagliare la gola a qualcuno e la lingua a qualche altro”. Il posto dell’Iran non è né al Salone né alla Biennale.
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