Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.
Kafka a Teheran, un film da non perdere Recensione di Alberto Crespi
Testata: La Repubblica Data: 05 ottobre 2023 Pagina: 41 Autore: Alberto Crespi Titolo: «Sembra tutto così surreale invece siamo davvero in Iran»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 05/10/2023, a pag.41, con il titolo "Sembra tutto così surreale invece siamo davvero in Iran", la recensione di Alberto Crespi.
Kafka a Teheran è la perfetta dimostrazione di come, quando c’è un’idea brillante, un film si possa realizzare con pochissimi mezzi. Ali Asgari e Alireza Khatami sono due registi iraniani che, dopo un progetto bloccato per volontà del ministero della Cultura, hanno cominciato — un po’ per celia, un po’ per non morire — a raccontarsi a vicenda le storie burocratiche più assurde vissute da loro e dai loro amici. Queste storie sono diventate un film, girato in due blocchi: uno nel settembre del 2022, l’altro a inizio 2023 dopo la morte della giovane Mahsa Amini e le successive manifestazioni di protesta. È un film costruito su una serie di sketch. Ogni “episodio” è girato con una sola inquadratura, macchina fissa: un personaggio guarda verso noi spettatori e parla con un altro personaggio fuori campo che non si vede mai. Le persone invisibili sono tutte figure di potere: funzionari, insegnanti, poliziotti. Le situazioni sono paradossali ma tristemente reali. Nella prima, un uomo denuncia all’anagrafe la nascita di un figlio; vorrebbe chiamarlo David e l’impiegato gli fa una testa così per convincerlo che David è un nome “proibito” in quanto straniero. In un’altra, una ragazza viene interrogata perché una telecamera l’ha colta alla guida della sua auto con il velo abbassato. Il titolo originale in farsi è yeh-ye zamini , che significa “versetti terrestri”, forse con allusione (pericolosa) ai famosi Versi satanici di Salman Rushdie. Efficace però l’idea di Academy Two: Kafka è un termine di paragone abusato, ma le storie raccontate da Khatami e Asgari sono inizialmente quasi buffe e prendono una piega inquietante proprio come i racconti del grande scrittore, diventando il diario minimo di un Paese schiavo di una religione ossessiva. Dura meno di 80 minuti, è assolutamente da vedere.
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