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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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La Repubblica Rassegna Stampa
07.04.2023 Il futuro della Crimea
Cronaca di Daniele Raineri

Testata: La Repubblica
Data: 07 aprile 2023
Pagina: 13
Autore: Daniele Raineri
Titolo: «I nuovi segnali di Kiev sul futuro della Crimea ignorati dal Cremlino»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 07/04/2023, a pag. 13, la cronaca di Daniele Raineri dal titolo "I nuovi segnali di Kiev sul futuro della Crimea ignorati dal Cremlino".

Festival Internazionale del Giornalismo
Daniele Raineri

La silenziosa colonizzazione russa della Crimea - Olena Yermakova -  Internazionale

KRAMATORSK — A lato della spedizione di Emmanuel Macron e di Ursula von der Leyen a Pechino per chiedere al leader cinese Xi Jinping di mediare fra Russia e Ucraina, ci sono segnali diplomatici freschi su possibili negoziati di pace. Potrebbe essere un caso che questi segnali arrivino proprio adesso nel corso della missione europea in Cina, ma è probabile che non si tratti di una coincidenza. Un consigliere e vice dell’ufficio del presidente ucraino Zelensky, Andriy Sybiha, ha detto alFinancial Times che Kiev vuole discutere il futuro della Crimea con Mosca se l’attesa controffensiva militare ucraina avrà successo e arriverà fino al confine della penisola persa nel 2014. È una dichiarazione differente rispetto alla posizione ufficiale, quella che dice che non ci sarà alcun negoziato e i soldati russi devono abbandonare tutti i territori ucraini, Crimea inclusa, altrimenti saranno cacciati con le armi. Nel frattempo l’ambasciatore cinese all’Unione europea, Fu Cong, ha detto alNew York Times che l’amicizia fra Russia e Cina non è davvero “senza limiti”, anzi che l’espressione “senza limiti” usata tre settimane fa durante l’incontro tra Xi e Putin era soltanto retorica. Pechino, sostiene l’ambasciatore, non è dalla parte della Russia nella guerra in Ucraina e non sta fornendo armi ai soldati di Mosca. Vorrebbe anche che l’Europa non avesse una posizione comune con gli Stati Uniti in politica estera. Il consigliere ucraino e l’ambasciatore cinese non si sono lasciati sfuggire queste dichiarazioni ai giornali, le hanno fatte perché si stanno lanciando messaggi incrociati nello stesso momento. E infatti ieri mattina la Russia ha reagito con stizza a questo clima esplorativo d’intesa e ha dichiarato che la Cina non ha un ruolo da mediatore nella guerra, che quest’anno non è possibile una mediazione e che le truppe russe continueranno l’operazione in Ucraina. E pensare che fino a ieri la propaganda putiniana accusava Zelensky di essere un guerrafondaio perché non accettava il cosiddetto “piano di pace cinese”. Un consigliere del presidente Zelensky, Mikhailo Podolyak, ieri pomeriggio ha smentito le parole di Sybiha e ha detto che non ci saranno negoziati sul futuro della Crimea e così il coperchio della posizione ufficiale si è di nuovo chiuso, ma intanto il messaggio è stato lanciato. Anche il presidente Zelensky ha fatto una dichiarazione fuori dalla linea e due giorni fa ha ammesso che i soldati ucraini potrebbero abbandonare la battaglia di Bakhmut, che per otto mesi mesi è stata il simbolo della resistenza vittoriosa dell’Ucraina all’invasione russa. Ora però i soldati ucraini non riescono più a tenere la città davanti agli assalti del gruppo Wagner e di reparti russi, perdono terreno e stanno combattendo nei quartieri occidentali. «Se corressero il rischio di essere accerchiati – dice Zelensky – i generali daranno l’ordine di ritirarsi». Una settimana fa il presidente ucraino in un’intervista aveva detto che restare a Bakhmut è necessario altrimenti «Putin sente l’odore del sangue, percepisce debolezza da parte nostra e continuerà a spingere, spingere e spingere».

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