Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.
Israele: fallisce la mediazione di Herzog L’opposizione accetta, Netanyahu rifiuta
Testata: Il Foglio Data: 17 marzo 2023 Pagina: 3 Autore: la redazione del Foglio Titolo: «Si va alla resa dei conti e alla spaccatura»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 17/03/2023, a pag.3, l'editoriale "Si va alla resa dei conti e alla spaccatura".
A destra: Isaac Herzog
Il presidente d’Israele Isaac Herzog ha presentato la sua proposta di compromesso per sostituire la radicale riforma della giustizia promossa dal governo Netanyahu. Ha invitato entrambe le parti a “non distruggere il paese”, ma piuttosto a cogliere l’opportunità di “un momento costituzionale formativo”. Herzog ha anche messo in guardia da “una guerra civile”. I leader dell’opposizione, Yair Lapid e Benny Gantz, hanno accolto il piano di Herzog, respinto dal premier Benjamin Netanyahu. “Gli elementi centrali della proposta del presidente Herzog perpetuano semplicemente la situazione esistente e non portano il necessario equilibrio tra i rami, questa è la sfortunata verità”, ha detto Netanyahu in visita ieri a Berlino.
Benjamin Netanyahu
Questa dovrebbe essere l’ora più bella di Assaf Sagiv, uno dei principali pensatori conservatori di Israele e ideologi della coalizione di governo. Dopotutto, un governo di destra potrebbe attuare ciò che Sagiv predica da anni. Ma è spaventato e non è il solo. Anche il Kohelet Policy Forum di destra invita alla cautela su una riforma che ha aiutato a scrivere e ispirare. Israele è dunque nell’impasse più totale. Sembra di rivivere l’atmosfera degli Accordi di Oslo che spaccarono in due il paese. Yitzhak Rabin e il suo architetto di quegli accordi, Shimon Peres, cercarono di mettere in atto un cambiamento radicale, epocale, senza costruire consenso a loro sostegno. Oggi si ritiene acclarato che il “peccato originale” degli Accordi di Oslo fu quello di essere stati negoziati in gran segreto e poi, all’improvviso, adottati come una politica senza possibilità di ritorno. Si può essere favorevoli o contrari alle riforme giudiziarie proposte, ma non c’è dubbio che esse costituiscono un tentativo di cambiare la società israeliana e lo stato ebraico, creatura fragile e da irrigare in un ambiente ostile, ha bisogno di tutte le cure possibili per evitare una lacerazione a dir poco onerosa. Conflitti, disordini, slogan incendiari, paralisi del paese. Almeno per ora.
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