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Il Sole 24 Ore Rassegna Stampa
24.04.2003 Una storia compiacente
Ovvero come Ugo Tramballi immagina la storia di Arafat

Testata: Il Sole 24 Ore
Data: 24 aprile 2003
Pagina: 4
Autore: Ugo Tramballi
Titolo: «La fine di un mito. Sempre più lontano dal popolo»
A pag. 4 Ugo Tramballi scrive un articolo dal titolo: La fine di un mito - Sempre più lontano dal popolo, nel quale il giornalista ripercorre la storia di Yasser Arafat.
Le tesi esposte sono discutibili e in alcuni punti ci sono delle vere e proprie inesattezze che non possono passare sotto silenzio.
Ripercorrendo gli inizi dell'ascesa di Arafat,Ugo Tramballi scrive:
"Fu Arafat a imporre al Medio Oriente il diritto palestinese di esistere come popolo e come nazione. Vinta con costi umani terribili questa prima grande guerra, Abu Ammar non ha saputo vincere la seconda, quella decisiva: il confronto con Israele".
Per far parlare dei palestinesi, Arafat e i suoi amici dell'OLP incominciarono a organizzare attentati: dirottamenti aerei, asssalto al Villaggio Olimpico a Monaco (nel quale morirono gli atleti israeliani), attentati contro scuole (Kyriat Shmona e Maalot). Questi sono i costi umani che gli israeliani hanno dovuto subire perchè Arafat potesse affermare il diritto dei palestinesi di esistere come popolo e come nazione. Per quanto riguarda il confronto con Israele, invece, Arafat non lo ha mai voluto. Nello statuto dell'OLP (ora ANP) è scritto chiaramente che Israele non è uno stato legittimo, che deve essere soppresso, che gli unici ebrei aventi diritto a risiedere in Palestina sono quelli arrivati prima della dichiarazione Balfour (1917) e che ogni mezzo di lotta è da considerarsi legittimo per liberare la Palestina. Questo statuto risale al 1964, cioè prima della guerra dei sei giorni. Cosa significa questo? Semplice, la Palestina da liberare è quella "occupata" nel 1948 , cioè lo stato di Israele deve essere soppresso.
Andiamo avanti con l'articolo: parlando della seconda intifada, il giornalista scrive:"Anche la seconda Intifada, se combattuta con strumenti politici, avrebbe fatto capire agli israeliani la pericolosa lentezza con la quale adempivano agli impegni imposti dagli accordi di Oslo: nonostante ci fosse un processo di pace, non era stato smantellato un solo insediamento. Lo Shin Bet, il servizio segreto interno, ammette che la rivolta fu spontanea e che colse di sorpresa anche Arafat".
Per far capire agli israeliani che dovevano procedere più speditamente a smantellare gli insediamenti, non era necessario scatenare una simile rivolta, inoltre va ricordato che i primi a disattendere tali accordi sono stati i palestinesi. Gli accordi stabiliscono infatti il ripudio della violenza per dirimere le controversie.
Falso inoltre che lo scoppio della seconda intifada abbia colto di sorpresa lo stesso Arafat: si è trattato di una scelta precisa studiata a tavolino, da applicare nel caso in cui fossero falliti i tentativi di pace a Camp David. Sorge anche il dubbio che Arafat abbia rifiutato le proposte di Barak intenzionalmente. Arafat è un uomo malato di protagonismo: se avesse firmato la pace con Israele forse non sarebbe stato più al centro dell'attenzione internazionale. Se avesse avuto coraggio di fare il "gran passo" di "oltrepassare il Rubicone", oggi sarebbe un tranquillo statista premio Nobel per la Pace con uno stato indipendente, ma senza i riflettori dei media puntati su di lui.
Falso anche che lo Shin Bet abbia ammesso che la rivolta fu spontanea: se Ugo Tramballi ci vuol far credere che una simile guerra sia nata per una passseggiata di troppo di Sharon, insulta la nostra intelligenza.

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