Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Il vuoto del pacifismo Come la marcia per la pace Perugia-Assisi
Testata: Il Foglio Data: 24 febbraio 2023 Pagina: 3 Autore: la redazione del Foglio Titolo: «Il vuoto del pacifismo»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi 24/02/2023, a pag.3, l'editoriale "Il vuoto del pacifismo".
Nessuno potrebbe mai augurarsi una guerra senza fine, a parte il macellaio Putin. Zelensky e il suo popolo vogliono, semplicemente, che la guerra “non finisca” con la loro sconfitta e la morte del loro paese: è una cosa diversa. Ma su questa diversità, che dovrebbe essere chiara, molto del pensiero variamente pacifista, o più cinicamente “né-né”, ha costruito e continua a edificare una “narrazione” politica che mette sullo stesso piano aggressore e aggredito, anzi torna persino più comodo accusare le vittime, e i paesi che le stanno aiutando, di essere i veri guerrafondai. Ma per portare avanti convincenti (e realistiche) strategie di pace – o almeno di sospensione del conflitto armato – occorre innanzitutto riconoscere la natura di questa guerra. Luigi Manconi, sulla Stampa, ha indicato in questo limite il problema di una “sinistra incapace di immaginare la pace”. Nell’altro corno dell’universo pacifista, quello cattolico, i problemi non sono diversi. E’ partita la scorsa notte la Marcia per la pace Perugia-Assisi. Che da storico appuntamento ad alta tensione morale e profetica s’è fatta quest’anno un contenitore più ideologico a senso unico. Non basta dire che “il pericolo sta crescendo”, e ripetere le parole del Papa (notoriamente senza divisioni) quando dice: “E’ un conflitto assurdo e crudele. E’ stato fatto tutto il possibile per fermarlo? Chi ha l’autorità si impegni per la pace”. La condizione per la pace è il riconoscimento della verità e la possibilità di ristabilire un ordine giusto. C’è ovviamente una parte del mondo pacifista, cattolico o laico, che questa regola d’ingaggio ha compreso. Ma ancora si sentono purtroppo esponenti del fronte pacifista fare affermazioni come questa: “Una pace ingiusta è meglio che una guerra giusta”. E questo non è pacifismo, è mettersi dalla parte di chi compie violenza. Sarà anche per questa irrisolta ambiguità – dove un irenismo religioso un po’ ingenuo incontra un sottile antioccidentalismo che ingenuo invece non è – che, dopo un anno di guerra, le piazze pacifiste non hanno creato nulla?
Per inviare al Foglio la propria opinione, telefonare: 06/589090, oppure cliccare sulla e-mail sottostante