Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.
Testata: Il Foglio Data: 03 dicembre 2022 Pagina: 1 Autore: Paola Peduzzi Titolo: «Dialogo col sordo»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 03/12/2022, a pag. 1, con il titolo 'Dialogo col sordo', l'analisi di Paola Peduzzi.
Paola Peduzzi
Milano. Anche noi siamo pronti a parlare con l’occidente, ha detto il Cremlino ieri, a patto che riconosca i “nuovi territori” della Federazione russa, cioè quel 18 per cento (e più) di territorio dell’Ucraina che Vladimir Putin occupa illegalmente. Anche noi siamo pronti a parlare, ma “dobbiamo garantire i nostri interessi”, ha detto il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov, e “cosa dice il presidente Biden di fatto? Che i negoziati sono possibili soltanto dopo che Putin lascia l’Ucraina”: quindi per i russi i negoziati non sono possibili perché non vuole abbandonare i “nuovi territori”. Nella conferenza stampa e nel comunicato che hanno preceduto la sontuosa cena di gala organizzata da Joe Biden per Emmanuel Macron (con aragoste e vini e formaggi americani: in tempo di pace su questa diplomazia culinaria ci saremmo divertiti), il presidente americano e quello francese hanno detto di essere pronti a parlare direttamente con Putin, se il presidente russo “cerca di mettere fine alla guerra”. Intanto l’aiuto all’Ucraina va avanti, e il 13 dicembre a Parigi ci sarà una conferenza per coordinare tra gli alleati il sostegno “politico, di sicurezza, umanitario ed economico” al governo di Kyiv e al popolo ucraino. La gran confusione del dibattito sui negoziati di guerra potrebbe già risolversi così: al momento non c’è un terreno comune. Non è che manca, come sostengono quelli che considerano gli alleati occidentali e Volodymyr Zelensky dei guerrafondai, la volontà di negoziare. Manca una convergenza sulle condizioni che possono portare almeno a una tregua. Molti fanno un gran salto in avanti e immaginano la pace, ma al momento le forze di Putin continuano a fare la guerra, bombardando indefesse il paese, occupandone illegalmente quasi un quinto, ed è difficile immaginare un negoziato di pace quando una parte – la parte che ha aggredito – continua a fare la guerra. Il primo passo è quindi fermare la guerra e poiché la Russia, che appunto questa guerra l’ha pianificata e scatenata, non lo fa, all’Ucraina non resta che combatterla. L’alternativa è accettare il fatto che Putin voglia conquistare un paese sovrano con la forza e che sia disposto a distruggere tutto quello che non riesce a conquistare: cioè arrendersi. Al momento non esiste una terza via, nonostante la volontà delle parti in campo di dialogare, perché quel che conta non è tanto parlarsi – ci si parla a livelli alti, diplomatico e militare – ma trovare qualcosa da dirsi. E le parti in guerra non sono affatto sullo stesso piano: i russi possono smettere di attaccare ma gli ucraini non possono smettere di difendersi. Non c’è nessuno che non vuole il negoziato: i guerrafondai non esistono così come, se si guarda bene, non esistono i pacifisti. Esistono semmai gli “appeaser”, cioè quelli che sono disposti a fare concessioni in modo unilaterale (e l’“uno” in questo caso è l’Ucraina che si difende e non la Russia che attacca) per rendere l’avversario meno belligerante, cioè perseguono una politica accomodante a spese di chi subisce l’attacco. Gli “appeaser” definiscono tutti quelli che non sono come loro “guerrafondai” – tutti tranne uno che poi è letteralmente l’unico vero guerrafondaio: Putin – e discutono, non da oggi, di concessioni. Ma oggi il dialogo che viene proposto dall’occidente riguarda la possibilità di fermare la guerra: è il presidente russo che sposta l’attenzione sul fatto che l’occidente non gli vuole lasciare i “nuovi territori”. Così nel frattempo non ferma la guerra, ed è l’unico al quale basterebbe un attimo per farlo.
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