Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 01/07/2022, a pag.13, con il titolo 'Ora impossibile sbarcare a Odessa. E Kiev libera forze per il Donbass', il commento di Gianluca Di Feo.
Gianluca Di Feo
L’abbandono dell’Isola dei Serpenti può segnare una svolta nel conflitto: ieri la flotta russa ha definitivamente perso il dominio della fascia di mare compresa tra la costa ucraina e quella romena. La possibilità di uno sbarco in grande stile sul litorale di Odessa viene ridotta al minimo o scompare del tutto, con effetti che potrebbero condizionare presto i combattimenti sul terreno. Si è dissolto infatti l’incubo delle navi speciali cariche di marines che periodicamente salpavano dalla Crimea per mostrarsi minacciose all’orizzonte. Da domani il quartiere generale di Kiev potrà trasferire le riserve di tank e soldati che per mesi hanno presidiato le spiagge: truppe che saranno rapidamente in grado di potenziare l’offensiva in corso per liberare Kherson o di aprire un altro fronte nella zona diZaporizhzhia. A quel punto il comando di Mosca dovrà raccogliere altre brigate da gettare nella mischia oppure sguarnire quelle che stanno lentamente avanzando nel Donbass. La vittoria è frutto degli errori russi, soprattutto nelle prime settimane del conflitto quando non è stato fatto nulla per fortificare l’isoletta rocciosa e priva di ripari naturali. Nel 1944 i tedeschi trasformarono Cézembre, un’isola della Bretagna di identiche dimensioni, in una roccaforte che ha resistito ai più massicci bombardamenti in assoluto della storia. Invece la guarnigione sbarcata il 24 febbraio dall’incrociatore “Moskva” nonsi è preoccupata di costruire bunker o rifugi sotterranei. Poi il 14 aprile proprio l’affondamento del “Moskva” per la prima volta ha testimoniato la capacità ucraina di sfidare la flotta degli invasori. Quel colpo aveva obbligato la Marina di Putin ad alzare la guardia, senza rinunciare però a pattugliare le acque davanti Odessa: Kiev poteva contare su un’unica batteria di missili antinave Sea Neptune di produzione nazionale. Ma non ha rinunciato a rendere difficile la vita degli occupanti, attaccando l’isola con droni e cacciabombardieri: raid a cui i russi avevano risposto colpo su colpo. Tutto inutile. Nelle ultime settimane quantità equalità delle armi consegnate dall’Occidente hanno spazzato via la guarnigione di Mosca. I missili antinave Harpoon, i razzi con guida di precisione Himars, i cannoni pesanti in calibro 155 millimetri, i nuovi radar da sorveglianza hanno allungato il raggio di azione ucraino e adesso mettono a rischio ogni sortita delle fregate di Mosca, costrette a restare fuori tiro e fermarsi davanti alla Crimea. Questo non significa la riapertura del porto di Odessa e la partenza dei convogli del grano. I russi dispongono ancora dei sottomarini, dei missili Bastion a lunghissimo raggio dislocati in Crimea, degli stormi di Sukhoi e, inoltre, possono facilmente aggiungere le loro mine a quelle seminate tra le onde dagli ucraini. Soltanto un accordo con Mosca può rendere sicure le rotte dei cereali e sventare la crisi alimentare mondiale: il Cremlino lo sa e continua a portare avanti il suo ricatto.
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