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La Repubblica Rassegna Stampa
22.06.2022 Si rompe il Movimento 5stelle: via Di Maio e i suoi
Cronaca di Matteo Pucciarelli

Testata: La Repubblica
Data: 22 giugno 2022
Pagina: 2
Autore: Matteo Pucciarelli
Titolo: «Di Maio via dai 5S, in 60 con lui: 'Io dalla parte giusta della Storia'»
Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 22/06/2022, a pag.2, con il titolo "Di Maio via dai 5S, in 60 con lui: 'Io dalla parte giusta della Storia' " la cronaca di Matteo Pucciarelli.

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Undici senatori, 51 deputati: è la scissione più ampia di sempre della storia del M5S, ma anzi — si raccontava nei corridoio di Palazzo Madama — della storia repubblicana. Alla fine, dopo mesi di tira e molla, di due partiti in uno, Luigi Di Maio se ne va davvero. E sembra una scelta che fa contenti tutti, visto che mentre la rottura si concretizzava qualcuno negli uffici parlamentari del Movimento brindava all’addio. Rapporti ormai non tanto inesistenti, ma di reciproca insofferenza. Si chiama “Insieme per il futuro” il nuovo gruppone, potrebbero esserci altri arrivi nei prossimi giorni da parte di indecisi, comunque Di Maio si porta via anche una viceministra all’Economia (Laura Castelli), quattro sottosegretari (Pierpaolo Sileri, Dalila Nesci, Manlio Di Stefano e Anna Macina) e quattro presidenti di commissione. E poi altri pezzi da novanta per la storia del Movimento: l’ex ministro Vincenzo Spadafora, Carla Ruocco che fu tra i membri del direttorio ai tempi di Gianroberto Casaleggio, ex sottosegretari come Gianluca Vacca e Simone Valente.

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Luigi Di Maio - Giuseppe Conte

A questo punto, oltre ai possibili contraccolpi per il governo, si assottiglia notevolmente il gruppo dei 5 Stelle che nel 2018 era arrivato forte di numeri consistenti: 339 eletti, ora sono rimasti in 165. L’ufficializzazione della nuova creatura parlamentare è arrivata solo in serata, con un incontro all’hotel Bristol di piazza Barberini, dove ha parlato solo Di Maio: «Le persone qui stasera non hanno alcuna intenzione di costruire una forza politica personale o di esibirvi un simbolo, di somministrarvi l’ennesimo manifesto elettorale. La nostra dovrà essere un’onda che avrà al centro le esperienze territoriali. Non ci sarà spazio per l’odio, per populismi, sovranismi, estremismi ». Così il ministro ha spiegato quali sono state le ragioni della scissione: «Pensare di picconare la stabilità del governo, e quindi di un Paese intero, solo per ragioni legate alla propria crisi di consenso è da irresponsabili, a maggior ragione in un momento delicato come questo ». Con ampi riferimenti alla guerra in corso e a quelle che considera le ambiguità del suo ormai ex partito: «Di fronte alle atrocità che sta commettendo Putin non potevamo mostrare incertezze, dovevamo necessariamente scegliere da che parte stare nella storia. Nei giorni scorsi si è acceso un dibattito proprio sul voto di questa mozione. Un dibattito nato dall’esigenza di fare chiarezza su alcune dichiarazioni di dirigenti M5S. Putin ancora in questi minuti sta continuando a bombardare. Non possiamo permetterci ambiguità». E poi: «Quando si ricevono gliendorsement dagli aggressori dell’Ucraina non si risponde con il silenzio e l’indifferenza ma con l’indignazione, perché non possiamo stare dalla parte sbagliata della storia. Dobbiamo stare con il mondo libero». Ovviamente il nuovo gruppo promette massima lealtà all’esecutivo, si prefigura come una sorta di cuscinetto a tutela del governo: «In questo anno e mezzo ho lavorato con Draghi in dossier delicati e per questo sono stato definito “draghiano”. È vero, faccio parte del suo governo e credo che l’operato del presidente del Consiglio sia motivo di orgoglio in tutto il mondo. Continueremo a sostenerlo con lealtà e massimo impegno». Dopodiché la tempistica della scissione, proprio nel giorno in cui comunque il Movimento trovava un accordo con il governo per il testo della risoluzione votato in aula, ha destato una certa sorpresa. Ci fosse stata in occasione di una rottura tra Draghi e Giuseppe Conte sarebbe stata forse più giustificata dal punto di vista mediatico, ma ormai — è quel che dicevano un po’ tutti i parlamentari — i toni si erano ormai alzati a tal punto che la convivenza sarebbe stata impossibile. Poi rimane aperta una questione: il M5S adesso chiederà ai transfughi membri del governo di lasciare “le poltrone”? E lo chiederà a Draghi? Le fibrillazioni sono quindi destinate ad aumentare. Mentre da lontano, ma comunque vicino per certi versi, l’ex Alessandro Di Battista sentenzia commentando il tutto: «Ignobile tradimento».

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