Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Mandateci le armi, ripete Zelensky Analisi di Daniel Mosseri
Testata: Il Foglio Data: 15 giugno 2022 Pagina: 7 Autore: Daniel Mosseri Titolo: «Mandateci armi, ripete Zelensky alla Zeit. E chiede: perché i cristiani non condannano Kirill?»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 15/06/2022 a pag. 7, l'articolo di Daniel Mosseri dal titolo "Mandateci armi, ripete Zelensky alla Zeit. E chiede: perché i cristiani non condannano Kirill?".
Daniel Mosseri
Berlino. Abituarsi all’esistenza di una guerra in un angolo d’Europa? “Sarebbe fatale”. Chiedere al cancelliere tedesco Olaf Scholz di auspicare la vittoria dell’Ucraina anziché la sconfitta della Russia? “Qualunque sia la formulazione utilizzata, qua muoiono decine di persone ogni giorno”. Dalle domande che Cathrin Gilbert gli ha posto per Die Zeit esce un Volodymyr Zelensky amaro, determinatissimo e capace di rispondere quasi a ogni domanda con la richiesta all’occidente di inviare più armi. Un meccanismo consapevole: “Per alcuni, i miei appelli sembrano un ciclo continuo ma devo ripeterlo una volta ancora: abbiamo bisogno di armi moderne e abbiamo bisogno di sostegno per sopravvivere e vincere”. Zelensky parla con una rivista tedesca, specchio di una Germania a parole schieratissima con Kyiv contro Mosca ma di fatto ancora dipendente dai combustibili russi e titubante quando si tratta di inviare il materiale bellico. Zelensky non si stanca di ripetere che “nel nostro paese le armi non rimangono nei magazzini a prendere polvere ma servono a proteggere le persone e la loro libertà”. E poi c’è il tema del paese stuprato e del presidente insonne: “Ho bisogno di dormire ma non riesco a farlo per più di cinque ore a notte”. Ma non sono gli incubi a preoccuparlo, perché “nessun incubo è peggiore di quello che l’esercito russo ha fatto a Mariupol o a Bucha”. Il piano bellico e quello diplomatico restano separati: da un lato il presidente ucraino è pronto a sedersi a un tavolo negoziale con i russi “in qualunque momento”. Ma l’obiettivo non può che essere uno solo: “La vittoria, perché in una guerra di distruzione non ci possono essere situazioni intermedie.” Da Zelensky arrivano anche critiche alle Chiese. Non solo quella russo-ortodossa del patriarca Kirill “che benedice le atrocità e il massacro di persone, ma perché gli altri leader della Chiesa non lo condannano? Come possono i cristiani tacere?“. E infine la famiglia. Alla Zeit, Zelensky conferma di aver appena rivisto moglie e figli dopo due mesi e mezzo, confessa che la guerra ha cambiato tutti, lascia un segno, “ma allo stesso tempo spero nel profondo che rimarremo gli stessi di prima. Non solo noi come famiglia ma tutti gli ucraini. Abbiamo bisogno di libertà”.
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