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Luce nel buio del tunnel. Come gli ostaggi a Gaza celebravano Hanukkah 13/12/2025

Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.



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La Repubblica Rassegna Stampa
10.06.2022 L'Iran sfida l'Onu sul nucleare
Cronaca di Gabriella Colarusso

Testata: La Repubblica
Data: 10 giugno 2022
Pagina: 14
Autore: Gabriella Colarusso
Titolo: «Aiea al buio sul nucleare. L’Iran spegne le telecamere»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 10/06/2022, a pag.14, con il titolo "Aiea al buio sul nucleare. L’Iran spegne le telecamere", la cronaca di Gabriella Colarusso.

Gabriella Colarusso (@gabriella_roux) | Twitter
Gabriella Colarusso

JCPoA : Déclaration des porte-paroles des ministères des Affaires (...) -  RPUE - Représentation Permanente de la France auprès de l'Union européenne

Rafael Grossi ha un compito delicato: è il direttore dell’agenzia che tiene sotto controllo lo sviluppo e la gestione del nucleare nel mondo per conto delle Nazioni Unite ed è al centro di un complicato negoziato politico con l’Iran. Ieri quando ha dovuto riferire ai giornalisti della crisi nucleare con Teheran non ha nascosto la delicatezza del momento. La decisione del governo iraniano di limitare il lavoro di verifica dell’Agenzia potrebbe dare un «colpo fatale» al Jcpoa, ha detto, l’intesa firmata nel 2015 con le potenze mondiali che concedeva a Teheran un po’ di respiro sui mercati internazionali. Il governo iraniano ha annunciato che spegnerà 27 telecamere negli impianti nucleari di Teheran, nel sito sotterraneo e super protetto di Natanz, nell’impianto di Isfahan e nel reattore ad acqua pesante diArak, dopo aver già negato all’Aiea l’accesso a una parte delle registrazioni. Resteranno attive una quarantina di telecamere che sono quelle legate agli accordi di Salvaguardia, ma il risultato non cambia: senza svolte, tra tre, massimo quattro settimane, ha avvertito Grossi, l’Aiea non sarà più in grado di relazionare correttamente sullo sviluppo nucleare del Paese, che secondo l’ultimo rapporto dell’Agenzia è più vicino che mai alla capacità di sviluppo di un’arma atomica. La mossa di Teheran è la risposta a una mozione di censura votata dal consiglio direttivo dell’Aiea e sottoscritta da 30 Paesi che chiedeva all’Iran di fornire spiegazioni “credibili” sulle tracce di uranio trovate in tre siti non dichiarati. Contrari la Russia e la Cina, astenuti India, Pakistan e Libia. Una mozione «politica e non costruttiva, basata su informazioni false, risponderemo», aveva avvisato Teheran. «Se qualcuno pensa che arretreremo per una mozione sappia che l’Iran non farà un solo passo indietro », ha ribadito ieri il presidente conservatore Ebrahim Raisi durante un comizio a Shahr-e Kord.

A Nuclear Iran Is Not Inevitable | Foreign Affairs

Una posizione che rischia di «approfondire la crisi nucleare» e accentuare «l’isolamento» di Teheran, ha risposto il capo della diplomazia americana Antony Blinken. Nel 2015 l’Iran aveva firmato con Cina, Francia, Russia, Regno Unito, Stati Uniti, Germania e Unione Europea un accordo che prevedeva la rimozione delle sanzioni in cambio di uno stretto monitoraggio e limitazioni sul suo programma nucleare. Nel 2018, Trump ha stracciato l’intesa, e Teheran ha ripreso ad arricchire l’uranio, a installare centrifughe avanzate, a produrre uranio metallico — che secondo Francia, Germania e Gran Bretagna non si giustifica con nessuna ragione di ricerca civile – e si è avvicinata di molto al punto in cui avrebbe la possibilità di costruire una bomba, intenzione che ha sempre negato. Una strada per fermare l’escalation e riportare il programma nucleare iraniano sotto il controllo internazionale si era riaperta con i colloqui indiretti di Vienna, ma il negoziato si è arenato: non va avanti e non viene nemmeno dichiarato morto perché questo aprirebbe uno scontro diretto con l’Iran e una crisi nucleare che rischia di coinvolgeretutto il Medio Oriente.

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