Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
La storia di Shamil Commento di Franco Debenedetti
Testata: Il Foglio Data: 05 marzo 2022 Pagina: 1 Autore: Franco Debenedetti Titolo: «Shamil»
Riprendiamo dal FOGLIO online con il titolo "Shamil", il commento di Franco Debenedetti.
Franco Debenedetti
L’avevano chiamato Shamil il loro primo figlio (che sarebbe poi stato mio nonno materno). Shamil, come il leggendario capo della resistenza antirussa nella guerra del Caucaso dal 1834 al 1859, che era morto l'anno prima, nel 1870. Stabilito uno stato indipendente nel Daghestan, Shamil organizzò e rafforzò le forze cecene e daghestane e le guidò in imponenti incursioni contro le posizioni russe. La spedizione organizzata dai russi nel 1838 non riuscì a catturarlo, e così neppure quelle successive: si impadronivano di fortezze e città, ma Shamil riusciva sempre a sfuggirgli. Tra la sua gente era diventato una leggenda, e anche in occidente era visto come un romantico combattente per la libertà, una sorta di alleato di Francia e Inghilterra, e quindi dei nostri bersaglieri, nella guerra di Crimea. Per i miei bisnonni, che dovevano aver avuto buone ragioni per lasciare la nativa Nuova Aquitania, il Piemonte era patria di adozione: motivo in più per auspicare per il neonato un futuro di indipendenza delle nazioni e di libertà dei popoli. E dunque Shamil, nomen omen: diventerà ufficiale e morirà accidentalmente nelle grandi manovre prima della guerra del 1914-’18, lasciando mia madre orfana a 8 anni. La sofferta partecipazione agli orrori a cui sono sottoposti gli ucraini e l’ammirazione per il coraggio di cui danno prova sono sentimenti che dovrebbero indurci ad apprezzare le libertà di cui godiamo, e a fare giustizia di posizioni che oggi ci appaiono in tutto il loro cinismo e opportunismo. Prendere posizione è ciò che dobbiamo fare noi, ma è anche qualcosa che possiamo pretendere da altri. Certo, direttori d’orchestra, cantanti, giocatori di calcio non sono loro i “volonterosi carnefici”, che ha ogni dittatore: ma forse è stato il loro successo a far sì che ci facessimo meno caso. Vale per loro come per noi: alcuni dovranno pagare per gli sbagli, ma non è che chi non ha fatto quel che poteva per evitarlo non abbia anche lui motivo di riflettere. Zelensky sarebbe un nome po’ ingombrante per un neonato, ma qualche coraggioso Shamil verrà certo fuori in questa tragedia.
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