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Riprendiamo oggi, 27/08/2021, dal FOGLIO, a pag. 1, con il titolo "Fuga dalla sharia. Perché chi si indigna contro l'orrore talebano non dovrebbe avere più problemi a indignarsi contro i nemici di Israele", l'analisi di Claudio Cerasa.
Claudio Cerasa Le donne disperate. I bambini che scappano. I comici uccisi. I colpi di mitraglia. Gli attentati suicidi. Gli uomini che cadono dagli aerei. I neonati lanciati ai soldati. Il vuoto americano. La fuga dell'occidente. Le mostruose immagini che ormai da giorni continuano ad arrivare dall'aeroporto di Kabul - dove ieri alcuni attacchi kamikaze hanno ucciso più di 60 persone, tra cui alcuni bambini e marines -hanno contribuito a creare nell'opinione pubblica una forma di indignazione trasversale verso tutto ciò che può rappresentare il collasso afghano per ciascuno di noi. Le sfumature dell'indignazione sono molto diverse l'una con l'altra e negli ultimi giorni molti osservatori hanno cercato di o f ire spunti a loro modo creativi per provare a rispondere alla domanda delle domande: esattamente, da cosa scappano tutti? La risposta più semplice, ovviamente, è che gli afghani disperati e gli occidentali impauriti cercano un rifugio per salvarsi dai talebani ma se si ha il coraggio di ragionare a mente lucida sul vero motivo della fuga non si può girare troppo attorno a una verità molto difficile da negare.
E la verità è drammaticamente questa: chi scappa dall'Afghanistan non scappa solo dai talebani ma scappa prima di tutto dalla sharia. E se si ha l'onestà di riconoscere una volta per tutte che l'islamismo radicale è intrinsecamente un incubatore di terrore, di odio, di violenza, di soprusi contro le donne, di non rispetto dei diritti umani si dovrebbe riconoscere con altrettanta onestà che chiunque scelga di d fendersi dalla stessa sharia da cui scappano gli afghani andrebbe sostenuto senza se e senza ma. L'islamismo radicale non è dunque, come si sente spesso dire, una risposta legittima contro i presunti soprusi dell'occidente, nel caso specifico dell'Afghanistan il sopruso sarebbe stato quello di offrire libertà a un popolo devastato per decenni dai mullah, ma è al contrario un male profondo che interpreta una missione, che incarna un sogno, che tenta di riportare l'islamismo al secolo della Medina e che per questo minaccia senza esclusioni di colpi tutti coloro che, musulmani compresi, tentano di combatterlo. E per questo, se si parte dall'assunto che la sharia modello Afghanistan è un nemico assoluto da cui difendersi, non si può restare del tutto indifferenti, come purtroppo sta succedendo in queste are, rispetto a chi nel mondo islamico ha scelto di salutare con molto entusiasmo l'arrivo dei talebani a Kabul. Indignarsi per quello che succede in Afghanistan dovrebbe portare a indignarsi anche per ciò che sta succedendo in medio oriente dove con un tempismo e con un coordinamento impressionante ad aver esultato per la remuntada talebana sono stati neanche a dirlo tutti i nemici di Israele. Il capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh, poche ore dopo l'arrivo a Kabul ha tenuto a far sapere che la fine dell"`occupazione americana è un preludio alla scomparsa di tutte le forse di occupazione, prima fra tutte l'occupazione israeliana della Palestina". E con la stessa foga il segretario del Consiglio supremo di sicurezza nazionale iraniano, Ali Shamkhani ha twittato un messaggio molto simile, affermando che "il destino degli Stati Uniti in Vietnam e Afghanistan sarà anche il destino immutabile del regime sionista occupante". La riconquista dell'Afghanistan da parte dei talebani incoraggerà con ogni probabilità gli jihadisti di mezzo mondo a tornare all'azione- Ali Mohammad Ali, ex membro delle forze di sicurezza afghane ha detto giustamente al New York Times che "l'Afghanistan è diventato la Las Vegas dei terroristi, dei radicali e degli estremisti"-e se l'indignazione suscitata dalle scene di terrore che arrivano da Kabul è sincera non dovrebbe essere troppo difficile nei prossimi mesi sapere da che parte stare quando gli emuli dei talebani insieme con i propri fratelli di sharia proveranno, a partire da Israele, ad aggredire, a colpi di terrore, la libertà di qualcun altro.
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