Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.
Il vignettista danese Kurt Westergaard e la satira sul'islam Commento di Giovanni Serafini
Testata: La Nazione Data: 20 luglio 2021 Pagina: 2 Autore: Giovanni Serafini Titolo: «I confini della satira sull'Islam»
Riprendiamo da NAZIONE/RESTO del CARLINO/IL GIORNO di oggi 20/07/2021, a pag.2 con il titolo "I confini della satira sull'Islam" il commento di Giovanni Serafini.
Kurt Westergaard
E’ cominciato tutto da lì, da quella vignetta che raffigurava il profeta Maometto con in testa un turbante a forma di bomba. L'aveva disegnata nel 2005 l'artista danese Kurt Westergaard per il giornale satirico Jyllands-Posten, insieme con altre 11. Non poteva immaginare le conseguenze esplosive che quelle caricature - riprese anni dopo da altri settimanali, fra cui Charlie Hébdo - avrebbero innescato: manifestazioni violente in tutto il mondo musulmano, ambasciate occidentali incendiate da folle inferocite, attentati con centinaia e centinaia di vittime (Charlie Hébdo, Nizza, il Bataclan, una serie terrificante le cui ultima immagine è quella del povero professor Samuel Paty, decapitato davanti alla sua scuola). Minacciato, costretto a cambiare continuamente alloggio, Kurt Westergaard è morto l'altra notte nel sonno, a casa sua.
Aveva 86 anni. Per lui, che comunque non si era mai pentito delle sue vignette, i tormenti e le angosce di una vita sotto scorta sono finiti. Per gli altri invece, per tutti noi, i dubbi e le preoccupazioni restano, anche se l'irruzione del Covid li ha messi momentaneamente da parte. È giusto pubblicare immagini offensive di Maometto sapendo che possono provocare la morte di persone innocenti? Fin dove può spingersi la satira? Dove situare la frontiera della morale laica? II dibattito è rovente fra chi (come Macron) ritiene che difendere la libertà di espressione significa difendere la democrazia, e chi (come quella parte della sinistra che viene definita «islamo-gauchiste») pensa invece che l'eccesso di laicità si traduca di fatto in islamofobia e generi violenza anziché prevenirla. Una cosa è certa: il dialogo con l'Islam non può aver luogo se non cessa la minaccia di terroristi armati di kalashnikov e coltello. I musulmani moderati devono essere i primi a esigerlo, respingendo con forza (il che purtroppo non accade spesso) le pressioni degli estremisti che in nome di Maometto vorrebbero imporre le proprie regole al paese che li ospita.
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