Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.
Genocidio armeno: una tragedia negata Commento di Giulio Meotti
Testata: Il Foglio Data: 27 aprile 2021 Pagina: 1 Autore: Giulio Meotti Titolo: «Quel milione di fantasmi armeni ostaggio della realpolitik e dello choc di civiltà»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 27/04/2021, a pag.I, con il titolo "Quel milione di fantasmi armeni ostaggio della realpolitik e dello choc di civiltà, l'analisi di Giulio Meotti.
Giulio Meotti
Benyamin Poghosyan
Roma. "I dati dicono che ritorneremo sotto la Mezzaluna o la Russia. Noi viviamo perché i Russi ci lasciano vivere in cambio della sudditanza geopolitica e ideologica, statale ed ecclesiale". Ci parla così Zhirajr, un armeno che vive in Francia. E non si può non comprendere quanto sia stato storico il gesto dell'Amministrazione Biden di riconoscere il genocidio di un milione e mezzo di armeni, il "Grande Male" come lo chiamano i superstiti della campagna di pulizia etnico-religiosa condotta dai Giovani turchi. Un genocidio ostaggio della storia e della realpolitik. L'America non poteva lasciare la questione armena allo storico padre-padrone russo, ricordando che fu Henri Morgenthau, ambasciatore americano a Costantinopoli dal 1913 al 1916, a far conoscere al mondo quanto avveniva, gli armeni annegati e gettati nei burroni, il massacro di madri e figli nel cortile della scuola tedesca di Aleppo, gli orfani buttati nei fiumi... Tutti i paesi europei hanno riconosciuto il genocidio e Papa Francesco è stato il primo pontefice a parlare di genocidio. "Il trauma del genocidio è uno dei pilastri dell'identità armena", ha detto ieri al Wall Street Journal Benyamin Poghosyan, presidente del Center for Political and Economic Strategic Studies di Yerevan. I nonni di Poghosyan sono sopravvissuti al massacro, ma hanno perso tutti i parenti stretti. La Turchia non lo riconoscerà mai, perché la moderna Turchia post Califfato fu costruita su quel peccato originale, la distruzione degli armeni, ma anche degli assiri e dei greci del Ponto. Un popolo ostaggio dello choc di civiltà. "Il Nagorno-Karabakh sta nuovamente diventando un paese dell'islam e riprende il suo posto sereno all'ombra della Mezzaluna", ha detto il presidente turco Erdogan dopo la vittoria azera contro gli armeni dell'Artsakh, l'autoproclamatosi Repubblica armena che azeri e turchi hanno smembrato lo scorso autunno in una guerra di aggressione. Un disastro demografico, se pensiamo a cinquemila soldati uccisi, quasi tutti ventenni, in una popolazione di tre milioni e in forte declino demografico, che riporta i superstiti sotto l'ombra del "Grande Male".
La copertina del romanzo di Franz Werfel
Israele, che con gli armeni ha un destino comune di perseguitati, di popolo-diaspora e di stato circondato da nemici, nell'ultima guerra ha armato gli azeri in chiave anti-Iran e non ha mai riconosciuto il genocidio armeno, sebbene siano ebraiche le prime testimonianze letterarie del genocidio (il romanzo "I quaranta giorni del Mussa Dagh" di Franz Werfel) e lo stesso Hitler, nel pianificare la Shoah, dirà: "Chi si ricorda degli armeni?". Ed erano passati appena venticinque anni. "E' tempo che America e Israele riconoscano il genocidio armeno", scriveva a fine marzo sul giornale israeliano Jerusalem Post Emily Schader del Tel Aviv Institute. "In una mancanza moralmente imperdonabile, Israele e molte altre nazioni hanno fallito o addirittura rifiutato di riconoscere il genocidio armeno commesso dai turchi ottomani contro i cristiani armeni. Mentre in Germania il negazionismo dell'Olocausto è illegale, in Turchia è illegale affermare il genocidio armeno e il mondo intero è complice nel permetterlo. Il momento del riconoscimento è adesso". La Germania - che fu già complice del genocidio del 1915 perpetrato dall'alleato ottomano - oggi è equidistante dall'Armenia. Il Regno Unito ha cercato di riallacciarsi al "Grande Gioco" utilizzando l"`ariete turco" in chiave anti russa. La Francia è l'unico paese dove la questione armena ha un peso storico, politico e culturale dirimente. E così, un secolo dopo, mentre l'Armenia si lecca le ferite di una nuova guerra, mentre assiste alla cancellazione del proprio patrimonio storico e cristiano finito in mani azere, il "Grande Male" continua a essere il pegno di quella "soluzione finale" del primo popolo cristiano della storia che i turchi non riuscirono, per fortuna, a portare a termine.
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