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Riprendiamo dal SOLE24ORE/Domenica di oggi, 11/04/2021 a pag.8, con il titolo "Il pensiero ebraico nell'Europa cristiana del Cinquecento" il commento di Giulio Busi.
Giulio Busi La copertina (Paideia ed.) «E invero qui, nella grande città di Ferrara, le rovine e le brecce furono numerose [...] gli abitanti, sia giovani sia i vecchi si precipitarono fuori dalle loro case [...] abbandonarono le loro ricchezze e i loro beni e si diedero alla fuga, presi dal timore che le case crollassero d'un tratto sudi loro, come accadde a più di settanta abitanti della città, un po' qua un po' là, che non riuscirono a fuggire in fretta: le loro dimore divennero in un attimo le loro tombe». Azaria de' Rossi sl è appena trasferito nella città estense, giusto In tempo per vivere in prima persona il forte terremoto del novembre 1570. Il suo resoconto, denso di particolari, è una delle testimonianze storiche più importanti e meno conosciute su questo episodio della storia sismica italiana. ll terremoto, e l'ozio forzato che ne seguì, diedero ad Azaria l'occasione di scrivere la sua opera più importante, un trattato sulla cronologia ebraica che fece scalpore nelle cerchie ortodosse della diaspora.
Giuseppe Veltri Il Me'or enayim (Lume degli occhi), così si chiama il libro, contiene una revisione critica di alcune datazioni tramandate dalla tradizione rabbinica, e usa come materiale di confronto gli scritti dell'esegeta giudeo-alessandrino Filone Alessandrino e addirittura testi cristiani. Un tentativo filologico di stampo umanistico, che assicura al De Rossi un posto di primo piano nel bel volume di Giuseppe Veltri sul Rinascimento nel pensiero ebraico. Dalla Ferrara estense alla Praga del Maharal, dalla Venezia seicentesca alla Firenze della qabbalah cristiana, Veltri mette a fuoco alcuni episodi "rinascimentali" che coinvolgono ebrei ed ebraismo. Le virgolette sono d'obbligo, giacché la prospettiva storiografica pone in rilievo, accanto alle consonanze, anche gli episodi di contrasto e di rottura. Né può essere altrimenti quando si analizza un'epoca in cui la minoranza ebraica è quasi dovunque discriminata e relegata. Eppure, qualcosa si muove. Quando papa Pio V dà credito all'opinione comune e attribuisce il sisma ferrarese alla presenza in città di «giudei e marrani», l'internunzio ferrarese gli risponde, umanisticamente, per le rime: «Beatissimo Padre, né giudei né marrani han causato il terremoto, essendo cosa naturale».
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