Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Uno straordinario Spoon River yiddish Commento di Diego Gabutti
Testata: Informazione Corretta Data: 26 febbraio 2021 Pagina: 1 Autore: Diego Gabutti Titolo: «Uno straordinario Spoon River yiddish»
Uno straordinario Spoon River yiddish
Commento di Diego Gabutti
La copertina (Guanda ed.)
Nata a metà dell’Ottocento da una smagliatura che s’era aperta, con la liberazione dei servi, nelle leggi antisemite dello zar, Trochenbrod era una città zarista, poi polacca, dove agli ebrei era consentito, per la prima volta nell’Europa cristiana, di lavorare la terra. Di questa minuscola città ebraica, uno Shtetl attraversato da «una via lunga, diritta e sporca, che correva da nord a sud per circa tre chilometri, fiancheggiata su entrambi i lati, negozi, botteghe artigiane e sinagoghe», non rimane più nulla, solo un pascolo, il guado («trochen») e qualche ricordo nella testa di quanti – prima che la Wehrmacht e le SS facessero sparire Trochenbrod dalla faccia del pianeta, senza lasciare praticamente superstiti – emigrarono in Israele, a New York, in Argentina. Avron Bendavid-Val, figlio d’uno di questi emigrati, ricostruì la storia terribile di questa comunità in un libro avventuroso e commovente, uno straordinario Spoon River yiddish: I cieli sono vuoti. Alla ricerca di una città scomparsa (Guanda 2013). Hitler, racconta Bendavid-Val, fu soltanto l’ultimo dei Cavalieri dell’Apocalisse che piombarono su Trochenbrod portandovi distruzione e follia. Già durante la prima guerra mondiale, quando furono i polacchi a occupare la città, ne seguirono pogrom devastanti (gli antisemiti polacchi ne furono sempre grandi specialisti). Se i polacchi se la prendevano con tutti gli ebrei, ricchi e poveri, senza fare distinzioni, i comunisti russi (che arrivarono dopo di loro, armati fino ai denti) se la presero soltanto con gli ebrei possidenti e «borghesi»: fu ai ricchi che toccò il pogrom, da cui i «proletari» furono soltanto sfiorati (solo qualche omicidio, giusto il saccheggio generalizzato, che spazzò via quel che era sfuggito ai soldati polacchi, e qualche stupro occasionale). Ma Trochenbrod, sopravvissuta ai polacchi e ai bolscevichi, addirittura tornando a prosperare negli anni venti e trenta, non resse alle tempeste d’acciaio della guerra hitleriana e alla Shoah. Fu rasa letteralmente al suolo. Non ne è rimasto un solo mattone. Niente. Non si è trasformata in una città fantasma da film western: è stata cancellata del tutto. Ma Bendavid-Val, col suo libro, l’ha riportata in vita. È grazie a lui che Trochenbrod – come una comunità di musicisti di Chagall in volo, ma invisibili, e dentro cieli vuoti – non sarà mai più dimenticata.