Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 08/02/2021, a pag. 14 con il titolo "Con il paraocchi contro Israele" l'analisi di Fiamma Nirenstein.
A destra: Benjamin Netanyahu
Fiamma Nirenstein
E’ un brutto segno dei tempi che l'Icc, la Corte penale internazionale, che avrebbe moltissimo lavoro da fare con i siriani, iraniani e chiunque compia veri, sistematici crimini di guerra, invece abbia invece impiegato tre dei suoi giudici per riconsegnare, dopo una valutazione professionale, nelle poco amichevoli mani della signora Fatou Ben Souda capo pubblico ministero, la giurisdizione territoriale della Corte nei confronti di Israele, palestinesi, Gaza. Cosa vuol dire questo? Che se la signora deciderà di servirsi della decisione, qualsiasi israeliano membro del governo, del sistema giudiziario, dell'esercito, qualsiasi soldato che abbia partecipato alle guerre di Gaza potrà essere arrestato e inquisito, per esempio in Italia, e portato in processo come criminale di guerra. Anche chi vive nei Territori, persino nella zona C che secondo gli accordi di Oslo è riconosciuta come totalmente nella giurisdizione israeliana sarà un sospetto criminale, e così in tutti i territori che la maggioranza dei giuristi ormai definisce, in base alle risoluzioni dell'Onu, territori disputati, potranno essere processati come Saddam Hussein, come i responsabili dei grandi criminali della Cambogia, del Rwanda, del Darfur. Se la Ben Souda, che fra l'altro sta per andare in pensione, accetta il verdetto farà la gioia dei palestinesi e non solo: gioiranno gli iraniani, i turchi, gli Hezbollah, tutte le organizzazioni terroriste del mondo devote alla guerra a Israele; si sentiranno rattristati e infastiditi i Paesi Arabi che hanno appena siglato la pace di Abramo; e soprattutto avrà una bella spinta in avanti il movimento di boicottaggio Bds e tutte le ideologie di destra e di sinistra antisemite, che ultimamente vanno forte. Netanyahu ha semplicemente spiegato che Israele non si arrenderà e che «quando si decide di attaccare Israele per falsi crimini di guerra, questo è puro antisemitismo».
Dal 2015, cioè un anno dopo la guerra Margine di protezione, l'autorità palestinese chiese di potere accusare Israele presso la Corte dell'Aja. Israele non è membro del gruppo del'Icc, né lo sono gli Usa che oggi hanno dichiarato di non essere d'accordo con la decisione della Corte: ambedue non hanno firmato lo Statuto di Roma che la istituisce. I palestinesi, che notoriamente non sono uno Stato, hanno potuto proditoriamente esserne parte a causa del gesto del 2012 dell'assemblea generale dell'Onu che gli garantisce lo statuto di «stato non membro». E sufficiente? Non c'è forse anche Hamas pesantemente nel mezzo alla storia, un'organizzazione terrorista riconosciuta come tale in tutto il mondo? Non c'è il continuo uso dei fondi palestinesi da parte di Abu Mazen per finanziare un terrorismo omicida, che ha per obiettivo di uomini donne e bambini? E non ci fu subito dopo la guerra del 2014 il famoso rapporto Gatestone, adottato dall'Ue, che accusava Israele di crimini di guerra e che poi ben presto il giudice Gatestone si rimangiò, scusandosi e dicendo che non aveva ben valutato le testimonianze? Lo aveva dominato il pregiudizio, come oggi può capitare con la l'Icc: si dice «crimini di guerra» quando si pensa ai morti civili, ed è giusto. Ma che succede quando la guerra asimmetrica usai cittadini come scudi umani, mette i missili che Israele è obbligata a distruggere sotto edifici di uso civile, usa chiunque, anche i bambini, in guerra? Israele adesso deve decidere se andare a difendersi direttamente di fronte all'Icc o lasciare che il mondo si riempia di rumori di odio cui guardare con disprezzo. Da lontano.