Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.
Pascal Bruckner: 'Vi spiego il senso di colpa dell'Occidente' Lo intervista Giulio Meotti
Testata: Il Foglio Data: 10 ottobre 2020 Pagina: 2 Autore: Giulio Meotti Titolo: «'Vecchio maschio bianco occidentale, pentiti'. Il nuovo libro di Bruckner»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 10/10/2020 a pag.2, con il titolo " 'Vecchio maschio bianco occidentale, pentiti'. Il nuovo libro di Bruckner", l'intervista di Giulio Meotti.
Giulio Meotti
Pascal Bruckner
Roma. Pascal Bruckner, da ideale rappresentante del "vecchio maschio bianco eterosessuale e occidentale", rifiuta di fare da "capro espiatorio". Quello raccontato nel suo nuovo libro per Grasset, "Un coupable presque parfait", anticipato ieri dal Figaro. Per l'autore de "II singhiozzo dell'uomo bianco" e de "La tirannia della penitenza", è come se, volendo combattere i vecchi demoni dell'occidente, un certo progressismo li avesse resuscitati. Bruckner ha paura di una società tribalizzata in preda alla lotta di "generi", "razze" e "comunità". Già nel 1983, con la pubblicazione del "Sanglot", Bruckner ruppe con una certa sinistra che contrapponeva un sud radioso e idealizzato a un nord rapace e opprimente. Era l'immagine del Terzo mondo come luogo di tutti gli orrori legati alla prosperità occidentale: con la nostra voracità e il nostro consumismo noi occidentali affamiamo le masse dell'India e del Sahel; le proteine vegetali che distruggiamo per ingrassare vitelli e maiali, usate diversamente basterebbero a sfamare milioni di esseri umani che invece muoiono di stenti. La televisione ci bombarda di immagini raccapriccianti dei decimati da fame e malattie. Ma i visi e i corpi di questi esseri umani concreti diventano emblemi, proiezioni della nostra mente. "La novità assoluta ora è che sono i `bianchi' in Europa e negli Stati Uniti, appartenenti alle classi agiate, a maledirsi a vicenda, denunciano `l'insopportabile bianchezza della nostra cultura' e usano il colore della pelle per dimostrare la propria infamia. L'odio dell'uomo bianco è prima di tutto un odio di se stessi da parte del ricco uomo bianco".
La copertina
Il "nuovo capro espiatorio" implica la deviazione di tre nobili cause occidentali: femminismo, antirazzismo e anticolonialismo. "E' in corso una vasta impresa di rieducazione, all'università, sui media, che chiede a chi viene definito `bianco' di rinnegare se stesso". Se il femminismo tradizionale era universalista e inteso a stabilire l'uguaglianza sia economica sia simbolica, "il neofemminismo è apertamente separatista, persino suprematista e mette i sessi l'uno contro l'altro". Il #MeToo? "Godimento iconoclasta nel demolire certe figure maschili note", scrive Bruckner, anche se la giustizia le avrebbe prosciolte (Philippe Caubère, Luc Besson, Woody Allen). "Il femminismo del progresso è diventato il femminismo dei processi". L'antirazzismo del passato difendeva l'idea di un'umanità comune. "Il nuovo antirazzismo esaspera le identità, si concentra sul colore della pelle e addirittura resuscita il concetto di razza che si credeva abolito", da veri nostalgici del conte de Gobineau. Denigriamo i "volti di gesso", i bianchi, per celebrare altri colori della pelle attribuendogli ogni virtù. L'antirazzismo fa il paio con l'anticolonialismo che è tanto più delirante e virulento poiché il colonialismo non esiste più. Dobbiamo decolonizzare i paesi occidentali dall'interno, liberarli dai pregiudizi storici e culturali. "L'ultima volta che abbiamo sperimentato la propaganda razziale è stato con il fascismo negli anni 30: la squalifica a priori di parte della popolazione. Siamo stati vaccinati, grazie. Ma ci torna indietro dall'Atlantico mascherato da antirazzismo". Per noi esistere è prima di tutto espiare. In fondo alla gerarchia c'è il maschio eterosessuale bianco occidentale. "Al vertice, nere o arabe o indiane, lesbiche o queer, la nuova regina dell'universo. Cosi tutte le donne sono in pericolo, a Raqqa co- me a Beverly Hills, a Roma come nel settimo arrondissement di Parigi". Secondo questi nuovi pregiudizi, "sarebbe meglio essere scuri che pallidi, omosessuali o transgender che eterosessuali, donne piuttosto che uomini, musulmani anziché ebrei o cristiani, africani, asiatici e nativi piuttosto che occidentali". E i media si prestano, generosissimi, a questo maquillage ideologico. "La ghigliottina mediatica gira a tutta velocità e, come l'altra, ha sete di nuove teste da tagliare". Non ci sono più capolavori, "solo le opere dei capi della propaganda occidentale, da Cervantes a Faulkner". Dovremo riscrivere tutte le tragedie classiche, quelle dei greci, di Shakespeare odi Racine, perché incitano al femminicidio o assegnano un ruolo negativo a una persona non bianca, come Otello? "Amici censori, al lavoro, il compito è gigantesco!".
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