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Riprendiamo da AVVENIRE di oggi, 08/10/2020 a pag.16 con il titolo "Harris-Pence e il 'duello del plexiglas'. Trump contro tutti in 50 tweet di insulti" la cronaca di Elena Molinari.
La contestazione reciproca è normale in un dibattito elettorale. Non è chiaro allora come mai Avvenire sia tanto scandalizzato dal fatto che il secondo di Trump, Pence, ha contestato Harris nel dibattito dei vice. Anche questo, però, è funzionale a demonizzare l'attuale Presidente americano e la sua squadra che si ripresenta alle elezioni di novembre.
Ecco l'articolo:
Donald Trump Alla fine Mike Pence è stato costretto a cedere. E il pannello di plexiglas dietro al quale ha affrontare ieri notte (l'alba di oggi in Italia) Kamala Harris è stato per un'ora e mezzo il promemoria di quello che la campagna repubblicana cerca di far dimenticare: un'epidemia mal gestita e mai riportata sotto controllo, un'Amministrazione decimata dal virus e vista dal mondo esterno come «pericolosa» e un presidente che minimizza il virus che ha ucciso 211 mila suoi connazionali. La barriera di plastica è stata anche un forte simbolo delle divisioni sempre più profonde nella corsa alla Casa Bianca: dall'aborto alle nozze gay, dall'immigrazione alle proteste razziali, che si sono riaccese ieri dopo la notizia che Derek Chauvin, il poliziotto accusato di aver ucciso l'afroamericano George Floyd, è stato scarcerato dietro cauzione. Attraverso il separé trasparente il vicepresidente Pence aveva il compito di difendere l'operato di Donald Trump e di sferrare attacchi a Joe Biden, rappresentato all'Università dello Utah dalla 55enne Harris. Il dibattito ha preso un'importanza inusuale dopo la diagnosi da Covid-19 di Trump che ha ricordato agli americani che in qualsiasi momento il vice di un presidente anziano (74 anni per Trump, 78 per Biden) può essere chiamato a prendere il comando. Harris puntava invece a criticare l'Amministrazione e Pence, che guida la task force contro il coronavirus, sfruttando le doti inquisitorie affinate quando era procuratrice in California Pence - che ieri nello Utah giocava in casa, in uno Stato roccaforte repubblicana e fortemente cristiano - doveva anche riprendere il filo di una campagna elettorale bruscamente interrotta dalla malattia di Trump, proseguendo sulla linea aggressiva del candidato, ma senza scivolare negli attacchi rissosi che il presidente Usa non ha mai abbandonato. Solo nella mattinata di ieri, ad esempio, con una valanga di almeno 50 tweet Trump ha sparato a zero contro tutti, a partire da Biden, definito «un pazzo, con un quoziente intellettivo molto basso, lo sanno tutti...». Ma anche contro gli Obama, Harris («più a sinistra di Bernie Sanders»), Hillary Clinton e Nancy Pelosi. Per non parlare dei sondaggi che lo vedono in forte svantaggio («tutti falsi») e dei media, «fabbrica di fake news». Ma il presidente, che scalpita per uscire dall'isolamento e chiede con insistenza di pronunciare un discorso alla nazione, freme in una Casa Bianca deserta e in totale confusione. Buona parte dello staff è stato contagiato o è in telelavoro, e non c'è chiarezza sui prossimi passi da fare sia dal punto di vista politico che elettorale. Nel caos, non ci sono risposte certe nemmeno sul prossimo duello televisivo previsto il 15 ottobre. Trump ribadisce ogni giorno di poter affrontare l'avversario, ma il candidato democratico frena: «Se il presidente ha il virus il dibattito di Miami non dovrebbe svolgersi», ha affermato, ribadendo che la decisione dipenderà solo dai medici, che dovranno garantire una sfida in sicurezza.
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