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Luce nel buio del tunnel. Come gli ostaggi a Gaza celebravano Hanukkah 13/12/2025

Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.



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Il Giornale Rassegna Stampa
07.08.2020 L'aiuto di Israele è segno di pace. Col gran rifiuto degli Hezbollah
Analisi di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 07 agosto 2020
Pagina: 16
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «L'aiuto di Israele è segno di pace. Col gran rifiuto degli Hezbollah»

 Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 07/08/2020, a pag.16, con il titolo "L'aiuto di Israele è segno di pace. Col gran rifiuto degli Hezbollah", l'analisi di Fiamma Nirenstein,  oggi in home page con il video.

Israel–Lebanon relations - Wikipedia
Il Municipio di Tel Aviv con i colori della bandiera libanese

Fiamma Nirenstein, da Silvio a Bibi
Fiamma Nirenstein

 Gerusalemme Beirut soffre oltre il sopportabile, ed è logico che il suo vicino più prossimo, Israele, offra aiuto: ci sono bambini e donne fra le vittime nell'esplosione del porto, case distrutte per sempre. Migliaia di feriti hanno bisogno di essere trattati da medici e infermieri che abbiano a disposizione le strutture più moderne, le medicine più aggiornate, fuori dall'assembramento dei 5mila feriti che assediano gli ospedali di Beirut. Ed è suonato subito molto sensato che il sindaco di Tel Aviv Ron Huldai abbia illuminato la facciata del comune con i colori della bandiera libanese e abbia detto: «I nostri cuori sono col popolo libanese che soffre per il terribile disastro che lo ha colpito». Generoso? No, solo umano: come che lo Stato ebraico abbia offerto i suoi ospedali, poiché Israele ha una tradizione di aiuto organizzato che salva anche i più disperati della terra, li estrae dai terremoti e dai bombardamenti, li porta nei suoi ospedali. Così ha fatto con i feriti della guerra siriana: abbiamo visto volti interi ricostruiti dal bisturi, persone recuperate nottetempo di là dal confine che poi per mesi in Israele sono stati guariti prima di tornare a casa. Ma il Libano ha rifiutato l'invito di Israele, da Paese in guerra che in guerra non è più da tempo: gli Hezbollah lo sono. La logica non è la sua, non quella di un Paese pluralistico in cui tante religioni dovrebbero convivere, ma ai loro occhi farsi aiutare dai sionisti è più di un peccato mortale. Per gli sciiti, che dominano Parlamento e governo con la forza ormai da11982, che hanno impedito una pace raggiunta e riconosciuta dall'Onu 20 anni fa. Doveva disegnare il profilo geografico naturale di due Paesi lungo la bella spiaggia mediterranea, divisi dalle stesse montagne. Ma il disegno di Nasrallah è guidare la conquista islamica del Medioriente insieme alle forze iraniane e armato dei 350mila missili degli ayatollah. Si deve conservare l'odio antisraeliano ed è più importante della sofferenza della popolazione. Impossibile che la gente del LIbano possa guardare a Israele con interesse o amicizia. Per Hezbollah la strategia è più importante della sua gente: lo si è visto da come non ha esitato a nascondere armi, missili, esplosivi nelle case e nelle moschee durante le guerre con Israele, infischiandosene che così diventassero un obiettivo. La gente di Beirut, che somiglia a quella di Tel Aviv, non rifiuterebbe l'aiuto di Israele se potesse. Le cronache parlano di consapevolezza del disastro economico e sociale che gli Hezbollah hanno portato, di manifestazioni coraggiose. Comunque sia andata, quel cumulo di rovine e sofferenze causato dall'esplosione è l'ultimo simbolo di un cinismo impossibile.

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