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Luce nel buio del tunnel. Come gli ostaggi a Gaza celebravano Hanukkah 13/12/2025

Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.



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Avvenire Rassegna Stampa
01.08.2020 Israele tra emergenza Covid e il futuro
Commento di Fiammetta Martegani

Testata: Avvenire
Data: 01 agosto 2020
Pagina: 9
Autore: Fiammetta Martegani
Titolo: «Covid ha fatto il governo e ora rischia di disfarlo»

Riprendiamo da AVVENIRE di oggi, 01/08/2020, a pag.9 con il titolo "Covid ha fatto il governo e ora rischia di disfarlo", il commento di Fiammetta Martegani.

Le parole del Presidente dello Stato d'Israele Reuven Rivlin sono riportate e spiegate da Deborah Fait nell'articolo http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=78992

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Deborah Fait

Ecco l'articolo:

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Fiammetta Martegani

Piazza Rabin, Tel Aviv. Una lunga tavolata apparecchiata con piatti dalle porzioni pantagrueliche e un unico commensale: la riproduzione in dimensioni reali del primo ministro Benjamin Netanyahu, che banchetta da solo mangiandosi Israele. E l'«ultima cena della democrazia» dell'artista israeliano Itay Zalait. Un'installazione che ha fatto infuriare Bibi almeno quanto è piaciuta ai telavivini. Perché a cinque mesi dalla sua diffusione, il coronavirus sembra aver mutato il Dna politico del Paese, ma non quello - polemico, sfrontato e ironico - degli israeliani. Lo scorso 20 Aprile, dopo un anno di stallo e tre tornate elettorali finite alla pari, è stata proprio la crisi del Covid a spingere il premier uscente e l'acerrimo avversario Benny Gantz a siglare l'alleanza per costituire un governo nazionale di emergenza. Che di emergenziale ha davvero tutto: zero fondamenta e muri fragili. Con tante crepe. A cominciare dalle divergenze (per nulla parallele) riguardo all'Accordo del Secolo per il Medio Oriente proposto in gennaio da Donald Trump. Il Piano è momentaneamente congelato, rimandato - sotto le pressioni dell'Amministrazione americana - a tempi migliori, probabilmente dopo le elezioni Usa. Ma intanto si ricomincia a parlare di nuove elezioni qui. Netanyahu e Gantz in questi mesi di coabitazione hanno combinato, insieme, poco o nulla. Soprattutto, non sono ancora riusciti ad approvare il budget di Stato, legge fondamentale soprattutto per la gestione del post-Corona.

Rivlin:
Reuven Rivlin

Una scusa perfetta, per Bibi, per scardinare i già precari equilibri politici e guadagnare altro tempo. Quello di cui ha bisogno per risalire nei consensi e studiare possibilità per evitare il processo (accuse di corruzione, frode e abuso di ufficio) che lo attende. Adesso però gli israeliani sembrano esseri arrivati al punto di rottura sfiniti dai lunghi mesi di lockdown - che hanno fatto arrivare la disoccupazione a livelli preoccupanti, oltre il 20% - e di incertezza politica, da settimane si fanno sentire praticamente ogni giorno, con manifestazioni via via più partecipate contro il governo, a Gerusalemme e in tutte le principali città. Proteste pacifiche, che rivendicano la non appartenenza ad alcun partito politico: giovani e genitori con i passeggini che chiedono ai loro leader di occuparsi seriamente della situazione economica e della salvaguardia della democrazia del Paese. Non sono mancati episodi deprecabili: martedì, a Tel Aviv, un gruppo di estremisti di destra che si fa chiamare "La famiglia" si è infiltrato in uno di questi sit-in per aizzare la violenza, e ha ferito gravemente cinque persone. Il presidente Reuven Rivlin ha detto, con forte rammarico, che «non c'è alcuna differenza tra uccidere un manifestante o il primo ministro», con riferimento esplicito ai tempi bui dell'omicidio di Yitzhak Rabin. Non è per caso che l'installazione di Zalait sia finita - con l'autorizzazione del sindaco di Tel Aviv, Ron Huldai - proprio nella piazza a lui intitolata.

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