I moderati americani saranno l’ago della bilancia elettorale
Analisi di Antonio Donno 
Il  confronto tra Trump e Biden si fa sempre più netto nei contenuti e  negli schieramenti. Mai, in tutti gli anni del secondo dopoguerra, il  contrasto tra democratici e repubblicani si è sviluppato nei termini  così drastici e divisivi come in questi mesi che precedono le elezioni  presidenziali del prossimo novembre. Il caso di George Floyd sembra aver  spaccato l’elettorato americano in due fazioni ben delineate. Mentre  nei confronti elettorali dalla fine del secondo conflitto ad oggi si è  assistito spesso ad un travaso di voti da un partito all’altro, a  seconda dei programmi contenuti nelle piattaforme programmatiche, le  prossime elezioni appaiono già definite in due schieramenti  contrapposti. La storia del sistema partitico americano si è sempre  caratterizzato non in senso ideologico, come nella storia di molti paesi  europei, ma squisitamente pragmatico, sulla base delle concrete  proposte poste sul tavolo elettorale.     Questa volta, però, le vicende degli ultimi messi sembrano aver  consolidato due schieramenti contrapposti. E la stampa americana e le  iniziative che si moltiplicano nei territori, soprattutto per opera  della parte più intransigente del partito di Biden, quella liberal,  sembrano confermare questo andazzo. Dal canto suo, Trump ha messo in  moto il suo elettorato più chiaramente schierato a suo favore. Benché  all’interno del Partito Repubblicano si siano manifestate posizioni di  critica, anche piuttosto ferma, nei confronti dell’operato di Trump, è  difficile pensare che il partito non seguirà il suo presidente, se non  intende perdere le posizioni di potere a molti livelli che la Casa  Bianca garantisce.       Ma, osservando più attentamente la scena sociale e politica  americana, è proprio vero che queste elezioni vedranno l’elettorato dei  due partiti schierato in modo così politicamente contrapposto, tanto da  rappresentare una novità nella storia delle elezioni presidenziali  americane? I due partiti americani si mostreranno per una volta bloccati  su due fronti alternativi senza possibilità di fluidità nella scelta,  come nel passato? Occorre riflettere sulla posizione della parte più  moderata dell’elettorato americano, quella tradizionalmente decisiva per  l’esito delle elezioni.      Sulla questione Floyd, Trump ha scelto la linea della fermezza. Ha  condannato senza indugi tutte le forme di violenza che si sono succeduto  in ogni parte degli Stati Uniti, consapevole che in molti casi la morte  di Floyd era soltanto un pretesto per i gruppi più violenti, bianchi e  non, del sottobosco sociale americano. Se la morte di Floyd è stato un  atto abominevole, ciò che ne è seguito, al di là delle giuste  manifestazioni di protesta, è violenza pura e semplice che il common man  americano istintivamente rifiuta. La scelta di Trump potrà rivelarsi  giusta. Ponendosi come difensore della legalità, condannando senza mezzi  termini la violenza gratuita scoppiata nelle più diverse situazioni  degli Stati Uniti, ha assunto un ruolo di garante del ripristino della  normalità che Biden, nel momento in cui è sostenuto dalla parte più  intransigente del Partito Democratico, che non ha condannato con eguale  fermezza le violenze, rischia di perdere.       La classe media americana, sia repubblicana, sia democratica, è  molto sensibile ai problemi della violenza, in nome di una sicurezza  sociale che è la base del benessere del paese. Nel momento in cui il  Partito Democratico dovesse pendere verso il sostegno all’intransigenza  sociale, nonostante la nota moderazione di Biden e della parte  dell’establishment del partito più incline al compromesso e  all’equilibrio, una fetta dell’elettorato moderato del Partito  Democratico potrebbe scegliere di sostenere la ferma condanna  dell’estremismo da parte di Trump. In questo caso, allora, la  contrapposizione secca tra i due partiti, che sembra oggi dominare la  scena politica americana, rifluirebbe verso la tradizionale fluidità  dell’elettorato, con la fascia moderata dei democratici, o una parte di  essa, incline alla difesa dell’ordine e della sicurezza sociali,  “costretta” a votare Trump.       Comunque, i prossimi mesi saranno decisivi per il posizionamento  dell’elettorato americano. Da questo punto di vista, la piattaforma  programmatica dei democratici sarà importante per la parte moderata di  quel partito, mentre Trump dovrà rinsaldare le sue posizioni nei settori  tradizionalmente repubblicani, che nelle elezioni locali dei mesi  scorsi hanno subito alcune erosioni. 

Antonio Donno