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Luce nel buio del tunnel. Come gli ostaggi a Gaza celebravano Hanukkah 13/12/2025

Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.



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Il Fatto Quotidiano Rassegna Stampa
05.06.2020 Tra omissioni e disinformazione, Fabio Scuto torna a scrivere contro Israele
Il giornalista dà voce solo ai pochi fanatici e non descrive la realtà

Testata: Il Fatto Quotidiano
Data: 05 giugno 2020
Pagina: 15
Autore: Fabio Scuto
Titolo: «Cisgiordania, per i coloni l'annessione è troppo soft»
Riprendiamo dal FATTO Quotidiano di oggi, 05/06/2020, a pag.15 con il titolo "Cisgiordania, per i coloni l'annessione è troppo soft", l'articolo di Fabio Scuto.

A destra: David Elhayani

Scuto scrive un pezzo di disinformazione contro Israele in cui sovrastima esageratamente l'opinione di pochi estremisti, tra gli israeliani che vivono in città e villaggi nei territori contesi. Di questi riporta i giudizi contro Trump e contro Netanyahu, quello che Scuto non fa è chiarire la consistenza di queste opinioni, che appartengono solo a una ridotta frangia. Il giornalista invece costruisce l'intero articolo sulla base di queste idee. Nel finale, quantomeno, distingue l'opinione di costoro da quella del governo a guida Netanyahu, anche se non risparmia i soliti strali contro il leader del Likud.

Ecco l'articolo:

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Fabio Scuto


Benny Gantz, Benjamin Netanyahu

La data "irrinunciabile" del 1° luglio per l'annessione del 30% della Cisgiordania annunciata dal premier israeliano Benjamin Netanyahu non appare più così “irrinunciabile". Il premier non pensava di avere il nemico "in casa", ma adesso i principali oppositori al Piano Trump - l'annessione del 30% della Cisgiordania e della Valle del Giordano - sono israeliani e di destra. David Elhayani, capo del Consiglio dei sindaci della Cisgiordania di Yesha, e leader riconosciuto di tutti i settler in Cisgiordania, denuncia il Piano Trump. Perché prevede a determinate condizioni - che la leadership palestinese ha già respinto - la creazione di un mini-Stato palestinese su ciò che resta. Uno Stato che comunque non avrebbe esercito, né controllo delle sue frontiere e i cui accordi bilaterali con altri Stati dovrebbero prima avere il placet di Usa e Israele. La sola idea che Trump - e suo genero Jared Kushner - abbiano concepito un'idea del genere li iscrive per Elhayani direttamente nella lista degli anti-semiti.

IERI POMERIGGIO intervistato dalla Radio dell'Esercito ha moderato le sue affermazioni, ma ha ribadito che "chi pensa a uno Stato palestinese non è un amico di Israele". Il presidente Trump ha fatto cose buone per Israele - ha detto Elhayani "ma adesso si preoccupa solo delle elezioni di novembre e non della sicurezza israeliana e i coloni sempre più a disagio per la prospettiva di uno Stato palestinese, nonostante le promesse". La decisione è comunque divisiva nel Paese, il 50% degli israeliani sostiene l'annessione, la metà soltanto con il sostegno degli Stati Uniti, secondo un sondaggio pubblicato ieri dall'Israel Democracy Institute. Il 31% si oppone all'annessione, mentre il resto è indeciso. Più chiari gli schieramenti nella Knesset dove il governo conta su una solida maggioranza. L'opposizione di sinistra e partiti arabi - che denunciano la prossima apartheid - non sono nelle possibilità di bloccare le decisioni dell'esecutivo. L'Anp di Abu Mazen è contro le decisioni di Netanyahu e Trump ma non sembra in grado di impedire nulla. Incombe lo spettro di una violenza diffusa in tutte le aree palestinesi ma governo israeliano e IDF sono convinti di tenerla sotto controllo. Le cose a destra - come invece sperava Netanyahu - non stanno filando lisce. La riprovazione dell'Ue, della Russia, della Cina e di una sfilza di altri Stati - compresi quelli arabi sunniti con i quali ha un solido dialogo "sotterraneo" che si sono detti contrari - non preoccupa più di tanto Netanyahu, ma il "fronte interno" invece sì. Parla del 1° luglio come una data "imperdibile" , ma non illustrerà come intende estendere la sovranità israeliana. E intanto i coloni sono divisi, tra loro coloro che sono ansiosi che Netanyahu segua il Piano Trump, e quelli che sono preoccupati per la componente "Stato palestinese" nel "Deal of the Century".

NON SI DEVE dimenticare che anche se Netanyahu e i coloni possono essere alleati politici, tra loro rimangono notevoli divari. Quello del premier è un progetto politico-personale dedicato a perpetuare la sua presa sul potere. L'ideologia dei coloni di tornare e aggrapparsi ad ogni angolo della terra santa, adempiendo un comandamento divino, di solito funziona in tandem con la convinzione di Netanyahu "nel rinnovamento e rafforzamento della sovranità nazionale ebraica nella patria storica". Ma le priorità e gli accenti non sono sempre gli stessi. I coloni vedono i palestinesi a ovest della Giordania come il principale rivale per la terra e un ostacolo che deve essere superato a tutti i costi. Per loro, il resto del mondo, le nazioni arabe e le proteste della comunità internazionale sono poco più che l'eco di un fastidio lontano che può essere tranquillamente ignorato.

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