IC7 - Il commento di Claudia De Benedetti
Dal 18 al 23 maggio 2020
Da Yom Yerushalaim a Shavuot
Amit Ben Yigal 
 
Dedico il mio IC7 Amit Ben Yigal, il sergente della Brigata  Golani di soli 21 anni ucciso il 13 maggio scorso da un masso lanciato  da un terrorista palestinese appostato su una palazzina di tre piani in  un villaggio vicino a Jenin. Baruch Il papà di Amit, al funerale del suo  unico figlio aveva detto: “era il mio bambino, vivevo solo per lui, era  il mio punto di riferimento. Mi ha regalato 21 anni fantastici, pieni  di amore. Fin da piccolo voleva essere un soldato per difendere Israele”  Nei giorni successivi alla sepoltura la tomba di Amit nel cimitero di  Beer Yaacov è stata oggetto di ignobili atti di esecrazione perpetrati  dai palestinesi. Per accogliere il primo Shabbat successivo alle esequie  Baruch ha avuto la forza d’animo di chiedere di intonare il venerdì  sera nelle nostre tavole Lechà Dodì: “Amit amava questo canto - ha detto  - lo ascolterà e sarà ancora con noi”, lo abbiamo fatto in tanti e  continueremo a farlo, il ricordo di Amit sia per sempre di benedizione. 
 
Domenica si è insediato il Primo Ministro Benjamin Netanyahu e ha  preso forma il governo di unità nazionale che sarà guidato per il  prossimo anno e mezzo da lui e per i successivi diciotto mesi da Benny  Gantz. L’esecutivo più numeroso della storia dello Stato d’Israele conta  36 ministri, è nato per accontentare gli appetiti di tutti i partiti  politici necessari per ottenere la maggioranza. Tra i tanti volti noti e  meno noti l’attenzione dei media è stata catalizzata da Pnina  Tamano-Shata, avvocato, giornalista e attivista sociale che per sarà il  primo ministro di origine etiope in Israele dove era arrivata grazie  all’operazione Mosè cui partecipò l’allora soldato scelto Benny Gantz. 

 
Giovedì sera abbiamo celebrato il cinquantatreesimo anniversario  della liberazione dall'occupazione giordana di Gerusalemme, capitale  unica e indivisibile dello Stato d'Israele. Dopo diciannove  interminabili e terribili anni in cui la città era stata teatro  d’incuria, angherie e scorribande il generale Motta Gur alla guida della  cinquantasettesima brigata dei paracadutisti dell'esercito israeliano  aveva liberato Gerusalemme penetrando dalla Porta dei Leoni e rompendo  le linee nemiche. "Har haBait beyadeinu", “il Monte del Tempio è nelle  nostre mani”, l'annuncio di Gur alla radio israeliana aveva allora  portato a tutto il popolo ebraico un’immensa gioia, pari solo alle  parole pronunciate da David Ben Gurion nella dichiarazione  d'Indipendenza d'Israele del maggio 1948. Yerusahalaim è la nostra  capitale da tremila anni, il luogo della nostra indipendenza politica,  qui per quasi mille anni ha avuto sede il Tempio, il solo spazio in cui  la realizzazione della vita prescritta dalla Torà sia interamente  possibile, perché solo al Tempio si possono mettere in pratica molti dei  comandamenti, mitzvot, contenuti nella Torà.  Abbiamo festeggiato Yom  Yerushalaim, il giorno di Gerusalemme, fieri delle millenarie pietre  della nostra città, libera, curata e rigogliosa, mai sazia di storia e  di sapere, percorsa da milioni di persone che trovano in ogni angolo le  radici della loro spiritualità e le origini del loro credo. Dal Salmo  137, all'Hatikwa, l'inno dello Stato d'Israele, dalle preghiere  quotidiane pronunciate nella sua direzione, alla rottura del bicchiere  durante la cerimonia nuziale ebraica, Gerusalemme è sempre nei nostri  cuori. 

 
Oggi si è svolta la prima edizione online del Maccabi Fun Run cui  ha aderito il Maccabi Italia, con la partecipazione dei club di Roma,  Milano e Casale Monferrato in collaborazione con la Scuola Ebraica di  Torino. È uno straordinario evento nato a Londra 14 anni fa; oltre 30  località si sono unite nel 2019 con enorme successo. La finalità è di  coinvolgere quanti più partecipanti possibili, senza distinzione di età.  Lo slogan della manifestazione è: ‘Sport e divertimento’, obiettivo è  il rafforzamento dell’identità ebraica attraverso lo sport e  l'aggregazione dei partecipanti in particolare in un momento di  emergenza sanitaria e lockdown. Mentre il Maccabi Europa, nelle passate  edizioni, chiedeva un contributo da destinare a opere di beneficienza,  quest'anno la partecipazione è stata gratuita. La versione online della  manifestazione ha previsto la contemporaneità in tutte Europa e la  possibilità postare sui social video e immagini di corsa sia all’aperto  che al chiuso, in luoghi di qualsiasi dimensione: dai pianerottoli, alle  scale, alle cucine, alle terrazze, ai cortili, ai giardini, ai parchi  pubblici. 
Questa settimana ricorre la festa di Shavuot, parola che in ebraico  significa settimane perché cade il 6 e il 7 del mese Sivan, esattamente  sette settimane dopo Pesach, la Pasqua ebraica, è chiamata anche  "Tempo del dono della nostra Torà". La Torà è per gli ebrei il dono  più grande fatto da Dio all’uomo, il legame con essa è fortissimo e ha  un valore di sacralità. Dopo essere rimasto schiavo in Egitto, il popolo  d’Israele, finalmente libero, trascorse 40 anni nel deserto; quando  giunse ai piedi del Monte Sinai, Mosè salì e ricevette in dono da Dio  la Torà da consegnare al suo popolo. Così come Pesach rappresenta il  raggiungimento della libertà materiale, Shavuot rappresenta il  raggiungimento della libertà spirituale, la libertà di scegliere di  accettare la legge morale.  Shavuot è una delle tre feste di  pellegrinaggio, durante la quale ci si doveva recare al Santuario a  Gerusalemme (ai tempi in cui ancora esisteva) e portare un’offerta,  secondo quanto è detto in Levitico 23,16: "Conterete cinquanta giorni  fino all’indomani della settima settimana e allora presenterete al  Signore un’offerta farinacea nuova (di frumento nuovo)".  Il secondo  giorno di Shavuot si legge il libro di Ruth, nel quale viene narrata la  storia di Ruth la moabita, della sua conversione all’ebraismo,  conversione alla quale arrivò attraverso tappe spirituali paragonabili a  quelle del popolo ebraico. Ruth è un’antenata del re David, e in  quanto tale il Messia nascerà dalla sua progenie. Nei kibbutzim, la  festa segna il culmine del raccolto del nuovo grano e la maturazione dei  primi frutti, comprese le sette specie menzionate nella Bibbia: grano,  orzo, uva, fichi, melograni, olive e datteri. Nelle Sinagoghe addobbate  con fiori si celebra il dono della Torà, vengono solennemente letti i  Dieci Comandamenti affidati dal Signore a Mosè sul Monte Sinai.  Auguri  di Chag Shavuot Sameach. 

Claudia De Benedetti  
Presidente Sochnut Italia - Agenzia Ebraica per Israele