Abu Mazen contro la pace: 'Fine di ogni accordo' Analisi di Fiamma Nirenstein
Testata: Il Giornale Data: 21 maggio 2020 Pagina: 17 Autore: Fiamma Nirenstein Titolo: «Abu Mazen minaccia (e bluffa): 'Stop a tutti gli accordi di pace'»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 21/05/2020, a pag. 17 con il titolo "Abu Mazen minaccia (e bluffa): 'Stop a tutti gli accordi di pace' " l'analisi di Fiamma Nirenstein.
A destra: Abu Mazen
Fiamma Nirenstein
Mahmoud Abbas, al secolo Abu Mazen, ha un'ambizione chiara: essere ricordato come Arafat, l'uomo che ha vissuto per trascinare parte del mondo in uno scontro frontale con Israele, con lo scopo di destrutturarne le alleanze internazionali, prima fra tutte quella con gli Stati Uniti, e la sua stessa legittimità. Così, con un ennesimo "armiamoci e partite" che ancora, finché scriviamo, non ha effettività pratica, ha giurato con un discorso urlato di voler cancellare ogni tipo di accordo con Israele. La minaccia investirebbe la vita civile, dall'elettricità all'acqua ai patti di sicurezza (che difendono lui e la West Bank almeno quando difendono Israele), agli accordi Oslo del '93, di Hebron del ‘97, di Wye River del ‘98. Difficile che lo faccia: salterebbe la cornice dell' amministrazione civile e di commercio, la cooperazione, gli accordi per la sanità... La ragione conclamata nella rabbia è la paura che Netanyahu, adesso che è Primo Ministro, si affretti a realizzare il piano Trump che prevede l'annessione del 30 per cento della West Bank e della Valle del Giordano. Non sarà certo questione di pochi giorni, ma certo la proposta di Trump è sul tavolo sia di Netanyahu che per Gantz, che sarà fra 18 mesi Primo Ministro a rotazione. Le elezioni americane di novembre incombono sulla rielezione di Trump: Israele ne tiene certo conto, come i palestinesi che vogliono fare rumore almeno fino ad allora. E anche gli USA sembrano rallentare un po’. Ma la verità è che molte volte Abu Mazen ha minacciato di spaccare tutto: le ragioni in genere sono soprattutto propagandistiche, perché funziona ogni volta che si dice "territori palestinesi occupati" e si parla di annessione israeliana. Ma i cosiddetti "territori" non sono palestinesi, né lo sono mai stati, né, secondo la legge internazionale, sono occupati, ma invece "disputati" secondo le risoluzioni dell'ONU. Tuttavia già dall'Unione Europea il commissario Josep Borrell si sbraccia nel condannare preventivamente ogni "annessione", diffida, invita, tutto intero sulla posizione palestinese, un po’ come ha sempre fatto la Mogherini. Intanto il Primo Ministro Mohammad Shtayyeh, lo stesso che pochi giorni fa accusava Israele di diffondere volontariamente il coronavirus tramite i suoi "settler" e i soldati, chiede all'ONU sanzioni per Israele, accusando lo Stato Ebraico proprio di ciò che i palestinesi hanno fatto negli anni: erodere e consumare l'idea di due Stati. Strano: sembra di più che sia stata la strage terrorista e il rifiuto di ogni soluzione proposta a causare questa erosione. Da noi la bandiera l'ha presa Laura Boldrini con Pino Cabras e Erasmo Palazzotto (pluralismo!) con un' interrogazione che chiede al Governo di prendere "opportune iniziative per prevenire un'annessione formale della Cisgiordania e la Valle del Giordano o parte di esso per garantire il rispetto del diritto internazionale...". Più diretto è l'ayatollah Khamenei, che accusa Israele di essere il male, la crudeltà.. oppressore, bugiardo, traditore, colpevole di massacri". E poiché l'Iran ormai è un finanziatore fisso dei palestinesi, la cosa ha un significato speciale. L'ondata è variegata, e lo sarà di più se si seguiterà a ignorare il contenuto di un piano articolato, complesso, che mette in mano a Israele solo territori abitati da ebrei (il 30 per cento) e il 70 per cento invece destina ai palestinesi, gli consente finalmente Stato con grande aiuto internazionale, mette alla prova una leadership che ha saputo solo rifiutare ogni proposta, e che non ha mai portato altro che a campagne di terrorismo. Quanto alla Valle del Giordano, non solo Israele ma tutto il Medio Oriente diventerebbe possibile preda di eserciti di regimi autoritari e molto aggressivi provenienti dal Nord e da Oriente se Israele non ne avesse il controllo per altro già consolidato e definito da Ytschak Rabin. Pompeo, tornato negli USA dopo tre giorni in Israele, si è dispiaciuto che Abu Mazen non voglia accettare la prima opzione del piano Trump, i colloqui far le due parti. Può darsi che Coronavirus e furia politica rallentino questa opzione, e che i palestinesi, come sempre da 40 anni, distruggano ogni opzione di pace. Sarebbe un peccato per tutti.
Per inviare al Giornale la propria opinione, telefonare: 02/85661, oppure cliccare sulla e-mail sottostante