Incidente al confine con Gaza
Commento di Michelle Mazel
(Traduzione di Yehudit Weisz)
 
 
A destra: Khan Younis
Prima  i fatti. Domenica mattina presto, un posto di guardia israeliano scopre  nel settore di Khan Younis, nel Sud della Striscia di Gaza, due persone  che, raggiunta la barriera di separazione, vi stanno   piazzando un  ordigno esplosivo. I soldati aprono il fuoco. Uno dei due viene  ucciso; il secondo, ferito, viene portato in ospedale da altri  militanti. Il caso è riportato in modo sobrio da Le Figaro: " L'esercito  israeliano ha annunciato che domenica 23 febbraio, un palestinese è  stato ucciso dal fuoco israeliano dopo aver tentato di posizionare un  ordigno esplosivo vicino alla barriera di confine che separa la Striscia  di Gaza da Israele.”  In fin dei conti, un incidente del genere accade  quasi ogni giorno. Di giorno e di notte, i terroristi di Hamas e della  Jihad islamica cercano di ingannare l’attenzione delle vedette. A volte,  come in questo caso, si tratta di posizionare esplosivi; talvolta  invece, sono dei commando armati fino ai denti che cercano di sfondare  la barriera per infiltrarsi col favore delle tenebre in territorio  israeliano e commettere un massacro nei kibbutzim situati nelle  vicinanze. Tentativi finora sventati grazie alle squadre di guardie che  si alternano giorno e notte. Un'altra costante è che Hamas grida  vendetta e minaccia rappresaglie dopo ogni tentativo come questo, che  fallisce. Talvolta si fa fatica a seguire la logica del movimento  terroristico. 

Ad  ogni modo, nella stessa mattina, l'esercito israeliano, temendo che il  corpo lasciato a terra possa avere su di sé degli esplosivi, manda un  bulldozer a recuperarlo. Si scopre che il morto è un certo Mohammed Ali  Al Naim, 27 anni, militante del movimento islamico della Jihad. Il  portavoce del movimento, con voce strozzata per l'indignazione, parla di  un crimine mostruoso e come avete indovinato, minaccia di sparare  missili su Tel Aviv per rappresaglia. Hamas con molta serietà, l’invita  ad appellarsi al Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite, che,  come sappiamo, ascolta sempre le denunce palestinesi. Ma presentare un  reclamo per cosa esattamente? Cos'è questo mostruoso crimine? Ebbene,  quel che è scandaloso, disumano, è stato il trattamento inflitto ai  resti di quest'ultimo, in ordine di tempo,  martire della resistenza  palestinese, che è stato trasportato sulla benna di un bulldozer. E’  davvero incredibile. Hamas non detiene forse, da sei anni ormai, ed  chissà in quali condizioni, i resti di Oren Shaul e di Hadar Goldin , i  due soldati israeliani morti nel 2014, durante l'operazione Margine di  Protezione, un'operazione lanciata in risposta all'intensificazione  degli attacchi missilistici contro Israele? E’ da sei anni che  l'organizzazione terroristica ricatta spudoratamente, facendo leva  sull’emozione dei famigliari e  usando i resti dei loro cari come moneta  di scambio. E che osa pure richiedere in cambio il rilascio di migliaia  di terroristi? Da sei anni ormai mette in scena sinistre pantomime in  cui effigi delle due vittime vengono innalzate durante le sfilate per le  strade di Gaza sotto gli insulti della folla. Sono sei anni che la  comunità internazionale si accontenta di emettere condanne morbide,  troppo morbide, senza mai discutere se non sia possibile una qualche  sanzione. Sarà forse diverso quando saranno invece i palestinesi a  lamentarsi? Nel frattempo, come previsto, Hamas ha appena innescato un  forte incendio su Israele ...

Michelle Mazel scrittrice   israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il   marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del   Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de   Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume   della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron".