Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.
La Tunisia alle elezioni legislative Commento di Karima Moual
Testata: La Stampa Data: 07 ottobre 2019 Pagina: 8 Autore: Karima Moual Titolo: «Giovani tunisini senza futuro: 'La democrazia non ci basta'»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 07/10/2018, a pag. 8, con il titolo "Giovani tunisini senza futuro: 'La democrazia non ci basta' ", la cronaca di Karima Moual.
Karima Moual
Kais Saied, Nabil Karoui
Va bene, siamo l'unico Paese nell'area a respirare la democrazia, ma poi?». Sono poche parole quelle di Mehdi, giovane studente tunisino come tanti, disillusi e frustrati dal presente e dal futuro che li aspetta. Poche parole, che definiscono il vero bivio nel quale si trova la Tunisia, un Paese ormai schiacciato da un'economia che non decolla e che dal risultato delle presidenziali, sembra voler ridisegnare ancora una volta l'ordine sociale e politico, dove la parola democrazia non basta. Non si parla d'altro qui a Tunisi. Per strada o in occasioni di confronto nelle conferenze come quella organizzata da Reset Doc e Carep (Arab Center for Research and Policy Studies) dove il focus è la tenuta democratica in contesti dove il dissesto economico è forte. E il problema che blocca la resilienza economica e democratica della Tunisia secondo molti analisti, è la vulnerabilità dei giovani. «C'è una disoccupazione giovanile in crescita - spiega il professor Mouez Soussi - insieme all'aumento dell'economia informale, l'abbandono scolastico e l'esclusione finanziaria». Una signora con il velo prende il microfono: «Io abito in uno dei quartieri di Tunisi con molti poveri che faticano a competere nel mercato del lavoro, seppur informale, a causa degli stranieri africani, che lavorano a prezzi stracciati togliendo il lavoro ai tunisini. Come intendiamo affrontare il tema dei migranti africani?». Africani dice la signora, quasi dimenticando che lei stessa è africana, ma evidentemente la parola intende marcare un'altra differenza non solo geografica. «Ci chiedono, perché noi tunisini emigriamo dopo aver fatto la rivoluzione - racconta un altro studente - dimenticando che viaggiare è un sentimento istintivo di grande libertà e democrazia che nasce in qualsiasi giovane, solo che a noi ci è proibito. Una fetta importante di giovani obbligata a reprimere una delle proprie primarie ambizioni, come vuole che cresca?». Yadh ben Achour, giurista, ex presidente dell'Alta Commissione per le Riforme Politiche in Tunisia, è un termometro sullo stato di salute del suo Paese: «La democrazia - spiega il professore - è arrivata con una rivoluzione nella quale si chiedeva libertà e dignità. La libertà è arrivata, ma manca ancora la dignità. La società tunisina è divisa in chiave ideologica tra progressisti e conservatori da una parte e quella sociale dall'altra. Divisioni gravi e profonde, perché possono scatenare violenza in presenza di un popolo frustrato e disincantato. La situazione finanziaria è pessima insieme all'impoverimento della classe media». Certo, ma non basta e non basterà a questo Paese, che oggi si trova ad affrontare ancora un'altra sfida elettorale, quella delle presidenziali, finita con un ballottaggio tra ben due outsider, anche se i veri vincitori di queste elezioni sono l'astensionismo e il populismo anti-sistema. Il primo con il 18,8% è Saied Kais, giurista conservatore, senza alcun partito politico alle spalle, ma con grande popolarità tra i giovani studenti che lo hanno sostenuto e votato. Propone di rivoltare completamente l'approccio alla gestione del potere nel Paese, anche in chiave economica. Il secondo, con il 15,7%, è Nabil Karoui, imprenditore, in carcere per corruzione, ma molto popolare grazie alla sua televisione NessmaTv che ha puntato i riflettori sulle zone più disagiate del Paese. Grazie alla bravura degli autori, alcuni programmi tv sono diventati anche una risorsa e una risposta a chi è in difficoltà, attraverso il crowfounding per aiutare il personaggio della storia del momento. Quanto basta per creare intorno a Nabil Karoui, l'immagine di benefattore, vicino agli ultimi. E gli ultimi infatti si sono fatti sentire. Nel Governatorato di Jandouba, territorio dimenticato da sempre dal potere centrale, i pochi che hanno votato hanno scelto Karoui. Attraversando i 182 chilometri che dividono Tunisi da Tabarka, vicino al confine con l'Algeria, si percepisce la fragilità di Jandouba e il fallimento di una politica economica che ha creato solo diseguaglianza. Non sorprende dunque come le sue montagne siano diventate il nascondiglio perfetto per i jihadisti, altro nervo scoperto nel Paese che continua a minacciarne la stabilità e la crescita. Gli scontri a fuoco con la polizia sono frequenti. Eppure si va avanti, e a Tabarka si riuniscono gli imprenditori italiani, vera boccata d'ossigeno per l'economia del Paese. L'ambasciatore Lorenzo Fanara insieme alla Camera di commercio tunisino-italiana, ha dato vita agli Oscar per il miglior progetto imprenditoriale in un luogo molto simbolico. Molti però sono consapevoli che la strada è ancora in salita. Il destino della Tunisia è legato anche al futuro del mondo arabo e ai rapporti con l'Europa.
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