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Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 10/09/2019, a pag. 17 con il titolo "Dopo Essebsi: ventisei candidati. Favorito il patron della tv privata", il commento di Francesca Paci.
Francesca Paci Souad Abderrahim, sindaca di Tunisi Archiviato ieri l'ultimo dei tre dibattiti televisivi, la Tunisia ha davanti il quadro completo per scegliere quale dei 26 candidati in corsa alle presidenziali prenderà il posto del defunto Mohamed Beji Caid Essebsi, il quinto Capo di Stato del piccolo Paese nordafricano e il primo eletto a suffragio universale dopo la rivoluzione popolare del 2011. Il voto, il secondo dalla cacciata di Ben Ali, era previsto per il 17 novembre, ma è stato anticipato a domenica 15 settembre proprio per la morte del 92enne Essebsi, il 25 luglio scorso. Correva il Natale di otto anni fa quando il giovane fruttivendolo ambulante Mohamed Bouazizi si dava fuoco in piazza per protestare contro le ripetute angherie della polizia accendendo la rabbia dei connazionali e l'onda lunga delle primavere arabe. Molto è cambiato da allora nella regione ma la Tunisia resta a tutt'oggi l'unico esperimento riuscito di quella stagione ricca di speranze e poverissima di prospettive politiche al di fuori delle caserme o delle moschee.
Corano e Sciabola: Il simbolo della Fratellanza musulmana Tra i liberal e gli islamisti I tunisini votano dunque sulla linea della road map lanciata nel 2013, dopo la scelta in extremis di scrivere una Costituzione inclusiva che per scongiurare la deriva egiziana conciliasse nell'interesse nazionale il popolo liberal e quello islamista. La democrazia per ora tiene, ma le cose non vanno benone, con l'inflazione stabile oltre il 7%, la disoccupazione giovanile al 35% che gonfia il vento in poppa ai barconi nel Mediterraneo, i confini libico e algerino in ebollizione e la vocazione jihadista che resiste nella regione di Kasserine, teatro due giorni fa dell'ennesima operazione anti-terrorismo. L'astensione sarà massiccia, anticipano gli analisti: si parla di un 30% di indecisi ma l'esito della consultazione è davvero imprevedibile. Nell'esercito dei candidati indipendenti il favorito dai sondaggi è il discusso patron della tv privata Nessma Tv nonché leader del partito «Al cuore della Tunisia», Nabil Karoui, che però si trova in carcere dal 23 agosto con l'accusa di evasione fiscale. Ma non sono escluse sorprese. C'è Karoui e c'è il suo alter-ego populista Abir Moussi, l'unica donna e la più determinata a cancellare l'eredità rivoluzionaria per tornare all'epoca di Ben Ali; c'è l'ex premier Youssef Chahed, che sconta l'essere associato alla crisi economica galoppante; ci sono gli islamisti, rappresentati tutti da Ennahdha o ex Ennahdha (Abdelfattah Mourou, Hammadi Jebali, Hatem Boulabiar) e ci sono le sinistre di Hamma Hammami, Abid Briki e Mongi Rahoui. I dibattiti tv all'americana hanno visto tutti i possibili futuri presidenti lì, caso unico nel mondo arabo, a tentare di guadagnare elettori alla propria causa. La sopravvivenza dell'unico esperimento democratico della regione dipende dai piccoli passi.
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