Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.
La Polonia esulta contro Israele: 'E' un pogrom!' Se non è antisemitismo questo... Commento di Paolo Salom
Testata: Corriere della Sera Data: 13 giugno 2019 Pagina: 13 Autore: Paolo Salom Titolo: «Polonia-Israele, se la partita è un 'pogrom' senza scandalo»
Riprendiamo oggi, 13/06/2019, dal CORRIERE della SERA, a pag. 13, con il titolo "Polonia-Israele, se la partita è un 'pogrom' senza scandalo", il commento di Paolo Salom.
La parola "pogrom" è russa, ma in Polonia - un Paese in cui l'antisemitismo di matrice cattolica è ancora egemone - viene usata volentieri. Proprio in Polonia, che nei confronti di tutto ciò che ricorda URSS/RUSSIA non suscita simpatia. Fa eccezione Pogrom.Se non è antisemitismo questo...
Ecco l'articolo:
Paolo Salom
Il post della Federcalcio polacca per festeggiare la vittoria contro la squadra israeliana: "E' già un pogrom!"
La sepoltura degli ebrei assassinati da civili polacchi a Kielce, durante un vero pogrom, il 4 luglio 1946
Quattro a zero. Una sconfitta secca quella subita dalla nazionale di Israele contro la Polonia a Varsavia, nel corso di una partita valevole per le qualificazioni agli Europei del 2020. Ma, più del risultato, a bruciare è stata la parola utilizzata dalla Federcalcio polacca, sulla propria pagina Facebook, per festeggiare la vittoria: «È stato un pogrom!». Ora, la parola «pogrom» viene dal russo, significa «distruzione, devastazione» ed è entrata nel lessico comune a partire dai primi anni del Novecento a indicare i sanguinosi attacchi da parte dell’esercito zarista contro le comunità ebraiche locali, accusate di ogni possibile «cospirazione» contro l’impero. Jakub Kwiatkowski, portavoce della Federcalcio polacca, si è giustificato dicendo che il termine pogrom è usato «normalmente» nel mondo del calcio, e dunque non c’era alcun intento «offensivo». Non solo, dopo le critiche da parte dei media israeliani, ovviamente sorpresi dall’atteggiamento degli ospiti, si è scatenata una polemica ancor più accesa sui social: per molti utenti polacchi non c’era alcun motivo di risentirsi, perché «pogrom è una nostra parola, l’abbiamo sempre usata». Frasi poi condite con ben altri commenti, i più cortesi riferiti alla «pervicace suscettibilità» degli ebrei «dopo tutto questo tempo». E forse il problema è proprio la «pervicace normalità» di quella terribile parola, in quella parte d’Europa, nonostante la Shoah.
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