Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.
Iran criminale: come funziona la guerra contro i valori occidentali Commento di Viviana Mazza
Testata: Corriere della Sera Data: 10 giugno 2019 Pagina: 12 Autore: Viviana Mazza Titolo: «Retata a Teheran nei bar 'dissoluti'. Torna la battaglia ai valori occidentali»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 10/06/2019 a pag. 12 con il titolo "Retata a Teheran nei bar 'dissoluti'. Torna la battaglia ai valori occidentali" il commento di Viviana Mazza.
Viviana Mazza
Hassan Rohani
Cinquecentoquarantasette ristoranti e bar di Teheran sono stati chiusi negli ultimi giorni del Ramadan per aver violato «la morale islamica», trasmettendo «musica vietata», incitando alla «dissolutezza» e facendosi pubblicità online in «modo irrispettoso». Ad annunciare la retata e l’arresto di 11 persone è il capo della polizia Hossein Rahimi, mentre è stato istituito un «numero verde» che permette di denunciare via sms chi commette atti immorali come togliersi il velo in auto, organizzare serate «danzanti» miste (uomini e donne assieme) e alcoliche. Ma è difficile proibire questi passatempi a una parte della società iraniana: decenni di indottrinamento e propaganda di Stato non sono serviti. A fine maggio, i conservatori si erano scatenati contro video amatoriali pubblicati online che mostravano giovanissimi studenti che ballavano sulle note di «Gentleman», tormentone persiano prodotto in America dal rapper Sasan Heydari-Yafteh, detto Sasy.
Il vicepresidente del parlamento Ali Motahari aveva addirittura chiesto il licenziamento dei presidi delle scuole coinvolte e un intervento del ministro dell’Istruzione. «Sasy» ha diffuso i filmati su Instagram, sfidando il parlamentare ad ascoltarli: «Vedrai che ti metterai a ballare anche tu». Ma soprattutto il cantante ha osservato che con la valuta iraniana in caduta libera e l’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità (in seguito alle sanzioni americane), i politici come Motahari farebbero meglio a concentrarsi sui veri problemi anziché perdere tempo a condannare la musica pop (o chiudere i ristoranti). Come spesso accade nei momenti di maggiore tensione con l’Occidente, torna il tema caro alla Guida Suprema Ali Khamenei che i nemici dell’Iran abbiano ordito un complotto, «un’invasione culturale», per minare i valori religiosi della Repubblica Islamica. Il governo moderato di Rouhani invece è assai meno preoccupato per i complotti culturali e molto di più per la «guerra economica» — come l’ha definita ieri, in visita in una scuola superiore, il ministro degli Esteri Mohammed Javad Zarif — in atto contro la Repubblica Islamica. «Non è diversa da una guerra militare», ha detto, chiedendo all’Europa — alla vigilia di una visita del ministro degli Esteri tedesco Maas e del premier giapponese Abe — di normalizzare i rapporti economici e salvare l’accordo sul nucleare. Altrimenti dal 7 luglio Teheran riprenderà l’arricchimento dell’uranio.
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