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Giorgio Israel
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La capacità di indignarsi 30-06-04
Per una volta, occorre dare atto a Repubblica di essere stata più corretta e pronta sul piano informativo del Corriere della Sera. Se non ci siamo sbagliati, e se non ci è sfuggito qualche trafiletto, non abbiamo trovato sul Corriere notizia del terribile fatto che Alberto Stabile racconta su Repubblica.

Ricorda Stabile che finora sono stati lanciati dai palestinesi su Israele 347 missili Kassam ma, che per la notevole imprecisione di questi ordigni,«quest’imponente massa di fuoco terminava la sua corsa in aperta campagna». Ebbene, batti e ribatti, il tiro è stato perfezionato. Quattro Kassam sono piombati il 28 mattina sul centro della cittadina di Sderot, al di qua della linea verde. Sono morte due persone, un cinquantenne (Mordechai Yossipof) e un bambino di quattro anni. Ed ecco il crudo racconto di Stabile – crudo come deve essere un giornalismo onesto: «In quel momento Afik Ohavun, di quattro anni, camminava mano nella mano, con la sua mamma, Ruth, di 36, diretto all’asilo. (…) Prima un fischio terrorizzante, poi il boato, la fiammata, il fumo e la polvere che oscurano il cielo. Quando la nube si è dissolta, Yossipof giaceva per terra dilaniato, probabilmente colpito in pieno dal missile. Pochi metri più in là, immersi in una pozza di sangue, la madre svenuta, stringeva al petto il piccolo Afik gravemente ferito. (…) Afik è morto prima di raggiungere l’ospedale dove la madre lotta in condizioni estremamente critiche».

Ogni commento sarebbe superfluo. Ma corre l’obbligo di ricordare che, quando qualche bambino palestinese muore nel contesto di un intervento armato israeliano, si alza alta la condanna di un vasto stuolo di moralisti. Assassinio, genocidio, e termini consimili, abbondano in queste occasioni. Noi non siamo certo di coloro che vanno in cerca di scusanti, anche se ci sembra indispensabile ricordare che mai queste morti – anche quando non sono provocate dalla tecnica di usare i bimbi come scudi umani – sono conseguenza di atti deliberati di attacco alla popolazione civile, come è invece in questo caso.

Ma, insomma, lasciamo da parte il bilancino. A una persona civile l’immagine dell’asilo, del bimbo che vi si dirige mano nella mano con la mamma, e che finisce dilaniato sul suo petto dovrebbe far rabbrividire. Invece, i signori detentori della morale, della difesa dei diritti degli oppressi e della lotta anti-imperialista, non conoscono neppure il bilancino. Stanno zitti e basta, quando si tratta di bimbi israeliani. Non abbiamo letto un solo commento di questo terribile episodio da parte di questi signori. Per loro, esiste un sangue che vale di meno, quello degli israeliani. Quello dei bambini palestinesi, per loro, è sangue superiore.

Una delle frasi più belle che conosciamo è l’esclamazione di Martin Luther King durante il comizio che tenne poco prima di morire: «Vi supplico di indignarvi».

Ma a supplicare di indignarsi questi miserabili, questi razzisti da quattro soldi, si perde il ranno e il sapone. Vedano loro se riescono a trovare in se stessi un barlume che permetta ancora di poterli considerare uomini.

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