Ha scritto Elie Wiesel sul Corriere della Sera (16 aprile 2004) riferendosi all'esecuzione sommaria di Fabrizio Quattrocchi in Iraq: Prima sono venuti gli attacchi kamikaze e la cattura di ostaggi, adesso assistiamo al massacro di civili innocenti. Ogni volta commettiamo lo stesso errore di pensare che i terroristi abbiano raggiunto il fondo, che più giù di così non si può cadere.
Alla trasmissione Otto e mezzo del 15 aprile, Piero Sansonetti de L'Unità ha detto il contrario, ha confrontato Quattrocchi con i terroristi anzichè con le altre vittime. Rimbeccando chi ricordava che Quattrocchi era morto come un eroe, osservava che allora bisognava dire che anche i kamikaze (i terroristi suicidi palestinesi, tanto per intenderci) sono eroi...
A noi di commentare una simile affermazione non viene proprio voglia. Quanto si doveva dire l'abbiamo detto e ridetto. Siamo esausti. E lasciamo alle persone che hanno conservato un minimo di razionalità e di senso morale di giudicarla.
Ci viene piuttosto in mente una piccola riflessione.
Piero Sansonetti è un ragazzo un po' sbadato, di quelli che - come si dice - apre bocca e le dà fiato, senza troppo controllare i concetti trasportati dal vento. Dopo la sparata, sembrava stordito dalla sua stessa audacia. E' certo che personaggi più navigati e controllati, pur pensando la stessa cosa, si sarebbero guardati bene dal dirla, quantomeno così crudamente. Ma lui l'ha sputata fuori e ci ha svelato il suo pensiero, si fa per dire. E allora ci è venuta in mente questa considerazione: figuriamoci che cosa si dicono a cena fra di loro, quando la riservatezza, un bicchiere di vino e un piatto di tortellini abbattono i freni inibitori!... Chi? Ma quelli che la pensano come Sansonetti, ovviamente. I quali esistono, e come, altrimenti qualsiasi giornale o partito serio l'avrebbe messo alla porta un minuto dopo, senza preavviso e senza strette di mano.